sabato 21 aprile 2018

"IL MARE PIU' BELLO FU QUELLO CHE NON NAVIGAMMO": AMORI VIRTUALI E AMORI REALI

Ettore e Andromaca (De Chirico 1924)

Non solo di quegli amori che nascono on line, in un’app. fatta per incontrare l’anima gemella o nei gruppi di fotografia e cucina, quelli che si celano dietro uno schermo e si nutrono di pollici, cuoricini e commenti ammiccanti. Parlo soprattutto di quegli amori nati anche nella vita reale ma che restano poi irreali e nutriti di assenza e fantasie, costruiti soprattutto nella mente e sull’idealizzazione dell’altro. Parlo di amori sempre perfetti, imparagonabili agli altri e sempre vincenti proprio perché mai vissuti davvero. Sono amori mai decollati che restano fuori dalla quotidianità, potenzialmente e possibilmente meravigliosi, intrisi di “come sarebbe potuto essere” e di “che gran peccato però”

Protagonisti di queste storie virtuali sono spesso persone in eterna fuga: o già “incastrate” da matrimoni e figli, o da una carriera così importante da sacrificare tutti i propri bisogni, anche quelli primari, o quelle dichiaratamente traumatizzate da vecchie relazioni o con complessi di Edipo ed Elettra ancora in atto, anche se ormai in età pensionistica. Si tratta di persone che quindi “purtroppo non ce la fanno”, impossibilitati cronici che in una storia d’amore riescono a dare al massimo un 30%, fatto di briciole sparse e fugaci apparizioni.  Il resto poi, quell’abbondante 70%, può venire gratuitamente offerto dall’altro protagonista della storia, un sognatore che compie ripetuti sforzi o elabora numerose strategie, il più delle volte fallimentari, per sopperire alle mancanze dell’altro.  Fallimenti questi che a lungo andare determinano lo sviluppo di un tipo relazione in cui il sentimento d’amore, non trovando un riscontro nella realtà senza puntuali frustrazioni o malesseri, in un processo di graduale rimozione delle ripetute delusioni, si relega da sé in un’area della mente in cui si modella secondo i propri desideri e aspettative, diventando perfetto proprio perché mai vissuto. Sguardo nostalgico, occhi persi nel vuoto e la mente che ritorna sempre a quei pochi giorni o momenti bellissimi (se ci sono stati) che chissà se verranno ancora. Tutto è amplificato, sognato, sperato, ma vissuto solo nella testa. Oggi più che mai si sente parlare di tantissime storie così, una diversa dall’ altra. Ma cosa accomuna il perenne fuggiasco e l’accanito sognatore? Eseguono essi forse diversi passi della stessa danza? Forse è quel fuggire l’intimità che li accomuna? Fuggire dall’ amore o agognarlo nella testa: la sostanza profonda non cambia.

…Mi vengono così in mente le parole del grande sociologo Bauman in una sua intervista sull’amore liquido, quello caratteristico della nostra epoca super informatizzata e digitale e delle generazioni che la attraversano, sempre più disorientate e confuse. Parla di un amore privo di solidità e sostanza distinguendolo dal vero sentimento d’amore:
L'amore richiede tempo ed energia…. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l'altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo… L'amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana".

Anche i perfetti “amori nella testa” celano forse questo terrore dell’intimità che continua ad attraversare la nostra epoca liquida, intrisa soprattutto di individualismo e consumismo. Andare insieme al cinema, al teatro, ad una cena romantica e poi sparizioni, distanza, assenza. Amori questi dove si mettono in gioco solo poche parti di sé, le più belle forse, le più accattivanti, e poi basta e poi nulla. Tutto il resto sta fuori, sconosciuto, raccontato, immaginato solo nella testa. La persona amata si trasforma in un avatar, un ricordo, un’immagine virtuale cui aggrapparsi nei momenti di solitudine ed in questo suo non mescolarsi mai, resta la migliore, la più bella mai avuta.

Ma come può questo tipo di amore virtuale paragonarsi ad uno reale, imperfetto, intriso di presenza e quotidianità, relazioni in cui gli individui mettono in gioco tante parti di sé in modo integro ed autentico?
E ancora: dove si colloca il confine tra reale e virtuale visto che mai come oggi la nostra società risulta essa stessa immersa nel virtuale? E quale sarebbe l’esatto momento in cui possiamo affermare che una relazione fragile si sia trasformata in un rapporto virtuale? E non è il virtuale esso stesso la realtà odierna?
Così come non esistono l’uomo o la donna perfetta, non esistono nemmeno relazioni perfette, come non esiste una società perfetta, tutta virtuale o tutta reale. Banale, ma profondamente vero.

Esistono solo storie vissute e non vissute, persone conosciute e non conosciute. Ognuno di noi è fatto di sogni e di concretezza, ognuno porta con sé quelle differenze che inevitabilmente emergono nell’incontro con l’altro, parti anche scomode, con cui dobbiamo fare sempre i conti, se vogliamo che l’incontro sia autentico, intriso di presenza e di pensieri in ugual misura. In fondo la stessa realtà non è altro che il risultato di pensieri e progetti e sogni che si sono realizzati: “Cogito ergo sum”, diceva il filosofo.
Ogni persona è unica a sé, è uno specchio in cui ci riflettiamo. Siamo pronti a guardarci e ad incontrarci davvero?

                                                                                                 Dott.ssa Stefania Attanasi

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