mercoledì 22 maggio 2013

CUPIDO COLPISCE MA L’INCANTESIMO SVANISCE ... QUANDO LE FRECCE NON BASTANO

Amor vincit omnia (Caravaggio 1602)
L’esperienza dell’innamoramento è universale, da sempre poeti e studiosi di ogni cultura e civiltà scrivono e si interrogano intorno all’amore, questa forza creativa che pervade e sconvolge l’animo umano, capace di smuovere, cambiare ed arricchire di significati l’esistenza di ognuno di noi. Sebbene, infatti, l’amore (Eros) venga storicamente e comunemente contrapposto alla logica ed alla ragione (Logos), le teorie, idee e riflessioni intorno a questo tema proliferano ovunque e spaziano in molteplici campi dello scibile umano (psicologia, filosofia, biologia, ecc.). 

Ma cos’è quindi l’amore e qual’ è la scintilla che l’accende?... Chiunque voglia cimentarsi in ricerche approfondite noterebbe che in realtà non esiste una definizione chiara ed univoca dell’amore e che infinte possono essere le risposte a queste domande, almeno quante gli individui esistenti sulla terra. Ognuno di noi, infatti, ispirato ed influenzato dalle proprie relazioni, esperienze e contesti coltiva idee, struttura premesse (romantiche, passionali, ecc.) e con queste orienta, più o meno consapevolmente, le proprie scelte intime ed affettive.
Anche le scintille che accendono il fuoco dell’innamoramento sono altrettanto infinite, talvolta basta uno sguardo, una parola, un gesto o al contrario possono trascorrere lunghi periodi di corteggiamento e attesa; qualunque sia la modalità, però, questa scintilla illumina parti profonde di noi stessi, coinvolgendo dimensioni intime mai perfettamente conoscibili. In un dato momento si comprende solo che qualcosa dentro di noi cambia, si percepiscono nuove e forti emozioni, pensieri ricorrenti e piacevoli tormenti …

E’ importante però differenziare ciò che caratterizza lo stato nascente dell’amore dal successivo stabilirsi di una relazione più duratura e consolidata, momenti psicologici e relazionali che vengono talvolta confusi e che risultano invece profondamente diversi.
Infatti, esaminando dal punto di vista psicologico e relazionale, ciò che accade nella fase iniziale dell’innamoramento quando Eros ha appena scoccato la sua freccia, diversi autori presenti in letteratura mettono in luce l’aspetto illusorio di tale condizione. E’ questo un particolare stato dove il partner verso cui abbiamo rivolto l’attenzione e interesse viene ad essere percepito come “la perfetta metà della mela”, un elemento nuovo, capace di rispondere in maniera positiva e totale ai nostri bisogni ed aspettative (Solfaroli Camillocci, 2010). In questa fase ogni caratteristica contrastante con tale immagine idealizzata tende ad essere sottovalutata o “non vista” e si appianano quelle inevitabili differenze tra i partner che nelle fasi successive del rapporto potrebbero essere origine di incompatibilità e contrasti.

Laing (1969), un famoso psichiatra scozzese, descrive il meccanismo psicologico della collusione (etim. cum ludere: giocare insieme) per spiegare anche la tendenza, nella fase iniziale dell’innamoramento, a rimandare all’altro quelle parti di noi che desideriamo con forza vengano riconosciute. In  “L’io e gli altri” specifica che la spinta di un individuo a relazionarsi con l’altro avverrebbe per condividere il desiderio “di avallare la propria nozione di se stessi elaborata in fantasia e di prestare a questa finzione una certa sembianza di vita”. La collusione pertanto sussisterebbe quando una persona trova l’altra capace di confermarla nella posizione di fantasia che egli stesso cerca di rendere reale, generando un gioco, un incastro di inganni ed auto-inganni. 
Questi meccanismi però, seppur illusori, risultano funzionali nella fase iniziale dell’innamoramento in quanto favoriscono l’incontro e facilitano il processo di formazione della coppia; sono gli stessi, infatti, che consentono all’innamorato di sperimentare quell’insieme di forti e piacevoli emozioni tipiche di questa condizione: euforia, eccitazione, appagamento, ecc.


L’incantesimo iniziale però tende con il tempo a svanire; alcuni autori, nello specifico, collocano la sua durata tra i sei e i nove mesi, altri la spostano fino ai primi tre anni di una relazione; anche perché, così riferiscono alcuni studi in materia, risulterebbe troppo dispendioso in termini energetici per l’organismo umano se simili emozioni caratterizzassero anche le fasi successive della relazione.
L’euforia e l’eccitazione iniziali dovrebbero invece lasciar spazio gradualmente ad un amore più maturo in cui cominciano ad emergere e svelarsi entrambe le individualità dei partner, ciascuna con i propri e differenti bisogni, limiti e risorse; la relazione dovrebbe iniziare a caratterizzarsi per una maggiore reciproca conoscenza, intimità ma anche più regole, impegno e responsabilità.

Il passaggio a questa nuova fase, tuttavia, non è affatto semplice o scontato; talvolta, infatti, svanito l’incantesimo dell' innamoramento, può rivelarsi una discrepanza quasi “traumatica” tra il partner idealizzato, agognato e il partner reale e le differenze intersoggettive emergenti possono non essere reciprocamente riconosciute o tollerate. Possono generarsi vissuti di tradimento o di profonda solitudine (Solfaroli Camillocci, 2010), l’amore può scomparire e la coppia può facilmente andare incontro alla rottura.
Pertanto, in questa nuova fase della relazione, risulta fondamentale la capacità di riconoscere ed accogliere la soggettività ed unicità dell’altro, ciascuna con il proprio mondo di significati, differenti bisogni, pregi e difetti.

Diversamente dall’innamoramento, infatti, in cui l’incontro appare un perfetto incastro tra due individualità, se anche nelle fasi successive della relazione di coppia si pretende di appianare le “scomode” differenze dell’altro, aspettandosi che diventi ciò che si desidera, l’amore può divenire simbiosi o trasformarsi in forme violente.
L’inevitabile diversità tra i partner, invece, andrebbe considerata non solo un limite ma anche un punto di forza della relazione, come possibilità di poter accedere ad un più vasto bagaglio di risorse, utili per fronteggiare le difficoltà che la coppia incontrerà nel corso della vita. Le risorse dell’altro, infatti, permettono di rimediare alle proprie incapacità ed incompetenze, accrescendo così il senso di efficacia e l’autostima di entrambi; saperle riconoscere ed utiizzarle risulta quindi fondamentale per il benessere e la durata del legame.

A tal proposito, significativo appare ciò che il filosofo francese Levinas spiega nel suo saggio “Totalità e Infinito”, proponendo una nuova “etica” della relazione e richiamandoci alla responsabilità che tutti noi abbiamo verso l’Altro (che è altro da me e quindi diverso da me) di riconoscergli il diritto alla sua unicità e diversità:
“Noi chiamiamo volto il modo in cui si presenta l'Altro. Questo modo non consiste nell’ assumere di fronte al mio sguardo la figura di un tema, nel mostrarsi come un insieme di qualità che formano un'immagine. 
Il volto d'Altri distrugge ad ogni istante e oltrepassa l'immagine plastica che mi lascia".

Secondo Levinas l’Altro supera le immagini e le idee che costruiamo su di esso, l’Altro è senso per sé e perciò si sottrae al possesso, è sempre una rivelazione che sconvolge, verso cui è etico mantenere un atteggiamento di curiosità ed apertura.
Utilizzerei quindi le preziose lenti di Levinas per guardare nuovamente alla coppia come uno luogo relazionale in cui prende vita uno speciale incontro tra due soggettività, le quali, pur decidendo di procedere insieme per i sentieri dell’esistenza, restano tra loro sempre profondamente diverse.
Nella vera forma d’amore, infatti, il partner, lungi dall’essere considerato “la perfetta metà” con cui ri-congiungersi per ritrovare la propria parte mancante, è un individuo che nella sua diversità non sarà mai perfettamente conoscibile ed afferrabile.


                                                                                                     
                                                                                                     Dott.ssa Stefania Attanasi

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Laing R. D. (1969), L’io e gli altri. Psicopatologia dei processi interattivi, Firenze, Sansoni.
Lèvinas E. (1961), Totalità ed infinito, Saggio sull’esteriorità, Jaca Book.
Solfaroli Camillocci D. (2010), Up e down. Solitudine e potere nella coppia, FrancoAng
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