O Pintor de Girassois (Gauguin 1888) |
La parola hobby,
infatti, nel suo significato etimologico è un abbreviativo del termine inglese hobby horse che in origine indicava un piccolo giocattolo di
legno a forma di cavalluccio, utilizzato prevalentemente per “passatempo”.
In psicologia gli effetti benefici del dedicarsi a questo tipo di attività sono ormai ampiamente raccontati e dimostrati. Già Anna Freud più di cinquant’anni fa riteneva che gli hobbies si potessero accostare al gioco per molti aspetti: in età infantile come in età adulta entrambi aiutano ad incanalare positivamente le energie pulsionali favorendo ed ampliando lo sviluppo della personalità.
Studi più recenti hanno rilevato come coltivare un hobby che
sia cucina, pittura, lettura, giardinaggio, musica, ecc. riduca i livelli di
stress e contribuisca a sopportare meglio la stanchezza. Secondo un’altra ricerca
americana, la presenza di un hobby nella vita di una persona la favorisce anche
nella carriera, in quanto diventa più efficiente e creativa nell’affrontare
problemi lavorativi e più disposta ad aiutare i colleghi.
Avere una passione, che sia funzionale e non esagerata, permette di staccare la spina, di ritrovare un po’ se stessi lontano dalla solita routine, con i propri pensieri e le proprie emozioni e, se condivisa, consente di ritrovarsi anche con gli altri in uno spazio di sana socialità, perché finalizzato alla coltivazione di un piacere comune. È come avere uno spazio protetto in cui coccolarsi, far salire il proprio umore e volersi un po’ di bene. Non dimentichiamolo!
Così scriveva anche Pascal, nei suoi Pensieri (1670):
“Per quanto un uomo sia colmo di tristezza, se
si riesce a distrarlo in qualche modo, eccolo felice in quel lasso di tempo; ma
per quanto un uomo sia felice, se non si diverte o non è preso da qualche
passione o passatempo che impedisca alla noia di prendere il sopravvento,
diventerà in breve triste e infelice. Senza
distrazioni non c’è gioia; con le distrazioni non c’è tristezza”.
Dott.ssa Stefania Attanasi