tag:blogger.com,1999:blog-258856528608105742024-03-05T10:06:47.236-08:00MINDS IN CONNECTIONQuesto spazio è pensato per riflettere insieme intorno a tematiche di natura psicologica e finalizzato alla diffusione e promozione del benessere psicofisico. I temi e le iniziative di volta in volta proposti sono ispirati alle mie esperienze professionali e formative.Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.comBlogger30125tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-40291524530458585392020-09-30T05:13:00.002-07:002020-09-30T05:50:16.651-07:00L’ AMORE A SENSO UNICO: QUANDO NELLE RELAZIONI NON SI È MAI CORRISPOSTI<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwRTr_6ZTMUmUiv-jS-guHa_2AuZ0nMnH9C7_9GQ44wfH4SucS45-MbBGiUQVBZaBeQc6CcLQ_KxHJIsuen0i4w72i-EmyRuK7M8d-66sfATvC2cx9gAh3UN02FRCH2gn-tJ-Y9eHH0A/s567/lacrima-klimt.jpg" style="clear: left; display: inline; margin-left: auto; margin-right: auto; padding: 1em 0px;"><span style="font-size: xx-small;"><img alt="" border="0" data-original-height="567" data-original-width="416" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwRTr_6ZTMUmUiv-jS-guHa_2AuZ0nMnH9C7_9GQ44wfH4SucS45-MbBGiUQVBZaBeQc6CcLQ_KxHJIsuen0i4w72i-EmyRuK7M8d-66sfATvC2cx9gAh3UN02FRCH2gn-tJ-Y9eHH0A/s200/lacrima-klimt.jpg" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: xx-small;">Lacrime di Freya, <span style="background-color: white; color: #2a2a2a; font-family: Quattrocento, serif; text-align: left;">Anne Marie Zilberman</span></span></b></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><b>A chiunque può capitare almeno una volta di vivere l’esperienza di un amore non corrisposto, ovvero di sentire tutte quelle intense e struggenti emozioni per un altro/a che tanto si desidera nella propria vita ma che invece ci respinge o ci ignora…</b>Quante ore passate a rimuginare sul perché l’altro non senta lo stesso amore e quante lacrime versate mentre si ascolta in loop quella canzone che tanto lo ricorda… Quando questo capita poi è inevitabile che ci si senta non riconosciuti nel proprio valore, che ci si percepisca più soli e che l’autostima, anche la più solida e importante, subisca un duro colpo.</div> <div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>I motivi alla base del rifiuto dell’altro possono essere molteplici: primo fra tutti, tanto banale quanto crudele, è proprio quello che recitava il titolo di un famoso film “La verità è che non gli piaci abbastanza”</b>: ad esempio, se sei timida, lui preferisce quelle spigliate; se sei troppo loquace, lui ama i tipi misteriosi... </div><div style="text-align: justify;">Talvolta, il terribile rifiuto assume questa parvenza: “Saresti il ragazzo perfetto per me ma non sento quel qualcosa in più che mi spinge ad approfondire la relazione…” E qui il respinto di turno passerà notti intere ad interrogarsi sul senso della propria esistenza, cercando risposte negli astri o nei testi di fisica quantistica. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>All’origine del rifiuto dell’altro però possono esserci anche cause più complesse e non di immediata interpretazione. </b><i>Ad esempio, l’innamorato può trovarsi davanti a qualcuno che ha deciso in modo fermo e consapevole di fare della solitudine una scelta di vita, spesso perché si sente inadeguato nel sostenere una relazione stabile con un minimo di progettualità. </i>Sono le stesse persone che intrattengono anche più relazioni contemporaneamente a patto che restino superficiali e poco impegnative. In questo caso spesso può capitare pertanto che il donatore di amore a senso unico si accontenti delle briciole sparse qua e là, pur di non perdere l’oggetto amato, incastrandosi in una posizione relazionale sempre down caratterizzata da perenne insoddisfazione e sofferenza. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Talvolta ci si può innamorare di qualcuno che non vive lo stesso momento di vita e non sente gli stessi bisogni della persona innamorata, ad esempio, perché totalmente assorbito dallo studio, dalla carriera o perché reduce da esperienze di coppia deludenti. </i>Chi ha vissuto esperienze amorose molto dolorose, nello specifico, si ritrova spesso svuotato di energie e con una vita tutta da ricostruire. Ed in questo rifocalizzarsi completamente su di sè, la persona si chiude a nuove conoscenze ed esperienze. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>E ancora ci si può innamorare di persone già impegnate che propongono relazioni part-time nell’attesa del giorno in cui forse lasceranno il loro partner ufficiale…</i> In questo caso il povero malcapitato può restare agganciato, anche una vita intera, a false illusioni e speranze di un amore che sarà un giorno possibile, accontentandosi di essere l’attore non protagonista della propria vita. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Ma cosa fare per uscire da queste posizioni così infelici? Innanzitutto è necessario chiedersi: “Come mai è capitato proprio a me?”. E soprattutto, quando capita, quanto tempo si resta in questa posizione (...un mese, un anno, una vita intera?). </b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se dovesse succedere casualmente e di rado, non occorre costruirci su troppi castelli interpretativi: può capitare a chiunque di provare dei sentimenti per qualcuno e che questi non vengano ricambiati. In questo caso è sufficiente attendere che il tempo faccia fluire il dolore smettendo di rincorrere la persona amata e cercando di interporre con quest’ultima maggiore distanza. Arricchisce e completa questa soluzione il dedicarsi maggiormente ad amicizie, hobbies, passioni, aprendosi gradualmente al nuovo che verrà. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Diverso è quando questo tipo di esperienze deludenti tendono a ripetersi ciclicamente e se pur cambiando di volta in volta l’oggetto del proprio amore lo schema resta sempre il medesimo: chi ama non è mai ricambiato. In questo caso è necessario fermarsi per comprendere il possibile significato profondo che soggiace a questo modo rigido e disfunzionale di vivere le relazioni. </i></b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Nelle storie familiari dei donatori di amore a senso unico, infatti, possono riscontrarsi delle carenze affettive o peggio ancora dei maltrattamenti subiti che “intossicando” il proprio bagaglio affettivo, predispongono la persona a confondere l’esperienza dell’amore con quella del dolore. </i></b></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Le storie non corrisposte, in questo caso, sembrano così rimettere in scena, come fosse un rigido copione teatrale, quell’antica ferita che ancora sanguina e si rivela attraverso le stesse passioni tristi, abbandoniche e di vuoto di una volta</b>. </i></div><div style="text-align: justify;">In questo caso potrebbe essere utile che l’individuo in questione intraprenda un percorso psicologico con un esperto, con l’obiettivo di esplorare queste antiche ferite, elaborarne il dolore connesso e cercare di co-costruire il senso che hanno rispetto alle proprie esperienze attuali. (Quale antico dolore la persona sta rivivendo? Quale ferita deve ancora cicatrizzarsi?) </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>L’amore infatti dovrebbe portare gioia e benessere e non dolore e sofferenza. Ogni qualvolta c’è uno sbilanciamento nel verso della tristezza ciascuno di noi dovrebbe chiedersi cos’è che sta vivendo davvero…</b>Forse è il dolore di un bambino che non ha trovato accolti i propri bisogni perché non era “mai abbastanza” per i propri genitori? O perché aveva dei genitori troppo impegnati in altro e quindi maldisposti verso la genitorialità? </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">…E ancora, andando più in profondità, non ci si stupirebbe nel constatare che chi si crogiola negli amori non corrisposti sente il dolore come una zona comfort in cui si percepisce al sicuro perché lontano da un rapporto funzionale basato sulla presenza, sulla reciprocità, sulla stima, ecc. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><i>Se l’antica ferita non cicatrizza, infatti, difficilmente potrà permettersi un’esperienza diversa da quella infantile, ovvero una storia d’amore colma di gioia e concretezza. </i></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;"><i>“Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta.” </i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>T. Elliot </i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;"><br /></div> <div style="text-align: justify;">Dott.ssa Stefania Attanasi</div><div class="separator" style="clear: both;">
<p class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm; text-align: justify;">
<span style="color: black;"><br />
<br />
</span></p>
<p align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<span style="color: black;"><br /></span>
<br />
</p>
<p align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<br />
<br />
</p>
<p align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.28cm;">
<br />
<br />
</p></div>Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-29793527194802995792020-03-17T08:41:00.000-07:002020-03-20T03:43:35.955-07:00Non siamo più potenti di un pipistrello<br />
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqEmNOCVXJe-aCpnt17MecP9CIITZp7feLVzzKlbCvzE22-DjeAyViVtxPKMG9WdTL7fZq2uQFJN2kJBoc-9UhDiO-hLP4f82qizRmNy67DbHeOuyLZMk8ZR65jw-382hWHzNg8rQiKQ/s1600/terra-mascherina-mondo-coronavirus-inferzione.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="625" data-original-width="1000" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqEmNOCVXJe-aCpnt17MecP9CIITZp7feLVzzKlbCvzE22-DjeAyViVtxPKMG9WdTL7fZq2uQFJN2kJBoc-9UhDiO-hLP4f82qizRmNy67DbHeOuyLZMk8ZR65jw-382hWHzNg8rQiKQ/s320/terra-mascherina-mondo-coronavirus-inferzione.jpg" width="320" /></a></div>
<div align="right" class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
…Senza
voler ricadere nell’esagerata interpretazione medievale della punizione divina
(peste= flagello di Dio) è un dato di fatto che da quando siamo chiusi tutti in
casa ed abbiamo interrotto la nostra irrefrenabile produttività a causa del
Covid-19, dopo pochissimi giorni l'aria della Cina è meno inquinata, l'acqua
dei canali di Venezia più pulita e le strade di Roma svuotate di rifiuti. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br />
Anch’io
mi sono fermata, e tra le cose belle fatte in questi giorni di isolamento, sono
andata a ripescare un testo di G. Bateson, le cui parole potrebbero dare forse
un senso a ciò che sta accadendo adesso al nostro pianeta:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
"<i>Le patologie dei processi sistemici
insorgono proprio perché la costanza e la sopravvivenza di un qualche sistema
più vasto vengono mantenute mediante cambiamenti nei sottosistemi costituenti</i>".
("Verso un'ecologia della mente" 1972, p.390)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Con
queste parole il noto biologo intende dire che quando un sistema vivente più
ampio, come ad esempio l’ambiente in cui viviamo, è a rischio, la logica della
natura sacrifica al cambiamento sempre i suoi sottosistemi più piccoli. Secondo Bateson, infatti, la logica della
natura è profondamente diversa e più complessa della semplice logica della sopravvivenza
e dell’adattamento di una singola specie. E ancora aggiunge: “I maggiori
problemi del mondo derivano proprio dalla differenza tra come funziona la
natura ed il modo in cui gli esseri umani pensano.” <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br />
…Come
noto a tutti, l'uomo esercita un'influenza sempre crescente sull’ecosistema in
cui vive (sul clima, sulla temperatura, ecc.) con attività come la combustione
di fossili, la deforestazione, l'allevamento intensivo di animali, ecc. Queste
attività aggiungono enormi quantità di gas nell’atmosfera, provocando il
surriscaldamento globale e da qui, a catena, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento
del livello dei mari, l’acidificazione degli oceani, la perdita di
biodiversità, ecc.<br />
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Quasi
certamente la natura possiede dei meccanismi interni autocorrettivi per
autoproteggersi e resistere anche allo strapotere esercitato dall’uomo. Ma, in questa
catena complessa di eventi in cui l’uomo costituisce solo un piccolissimo anello,
chi può dire quale sia la causa e quale l’effetto di un fenomeno? In
effetti nessuno è in grado ancora di conoscere le cause certe della pandemia e
tante sono le speculazioni a riguardo. La percezione più diffusa però tra la
gente è che il virus sia sopraggiunto come una sorta di punizione per le azioni
poco etiche commesse dall’uomo sull’ambiente e sulle altre biodiversità. E’ forse troppo fantasioso pensare che questo virus sia giunto per fermare
l’inarrestabile macchina umana e ristabilire certi equilibri naturali più
“sacri” che l’uomo stesso osa sfidare da troppo tempo? <i>Non siamo forse adesso
costretti a ripensare al nostro modo di vivere, alle nostre abitudini, alla
relazione che abbiamo con l’ambiente e con tutte le altre specie viventi?</i> E
mentre attendiamo dalla scienza una soluzione a questa pandemia, un vaccino o
una cura, la stessa tecnologia non è in grado di fornire un numero
sufficiente di respiratori per salvare tante vite umane. Come mai?
Probabilmente nel momento in cui si producono gli strumenti o i medicinali
utili, la preoccupazione dominante è quella degli introiti economici e non
dell’eventuale fabbisogno. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
L’irrefrenabile
corsa alla produttività ed al consumismo dell’uomo porta a conseguenze
importanti e gravi sull’ecosistema terreste, sulle biodiversità e sull’uomo
stesso….<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<i><br /></i>
<i>Questo
virus sta certamente ricordando alla nostra specie l'infinita piccolezza
e fragilità da cui siamo partiti nell'ambito delle biodiversità. E poichè non siamo stati in grado di stare dentro i limiti </i><i>del rispetto per le altre specie </i><i>che la natura ci aveva imposto, non come impedimento ma come ulteriore possibilità di dimostrare la nostra grandezza, la natura stessa ci sta riportando alla condizione di fragilità iniziale.</i></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
</span><br />
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<b>Non
siamo più potenti di un pipistrello, di un orso polare, di un albero, di un
fiore, dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo. </b><o:p></o:p></div>
</div>
<div align="right" class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div align="right" class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: right;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Dott.ssa Stefania Attanasi</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-49036462232979802982019-09-17T01:30:00.000-07:002019-09-18T23:22:23.487-07:00Nella Moltitudine - Wislawa Szymborska<div class="" style="background-color: white; clear: both; color: #19330c; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: 14.85px; text-align: left;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="clear: left; font-size: xx-small; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg84Xzcmnzw6SuYyuh7itD0ek8wMujI4IqBSLzfBsn9IPT20vjBL1J7UcDw0vTqbGFmFz5zH-BLCL86sdHudRJUey2U7SJWt90tSxaA1nlKphaQu11aIub0SQvyPwUT9GGSqxWLPAJbkw/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="192" data-original-width="263" height="145" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg84Xzcmnzw6SuYyuh7itD0ek8wMujI4IqBSLzfBsn9IPT20vjBL1J7UcDw0vTqbGFmFz5zH-BLCL86sdHudRJUey2U7SJWt90tSxaA1nlKphaQu11aIub0SQvyPwUT9GGSqxWLPAJbkw/s200/images.jpg" width="200" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="background-color: white; color: #19330c; font-family: "georgia" , "utopia" , "palatino linotype" , "palatino" , serif; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small;"><b>Wislawa Szymborka, poetessa e saggista polacca,<br />Nobel per la letteratura 1996.</b></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: 14.85px;">I</span><span style="font-size: 14.85px; text-align: justify;">n un
momento storico</span><span style="font-size: 14.85px; text-align: justify;"> </span><span style="font-size: 14.85px; text-align: justify;">in cui si rischia di
guardare alle differenze di genere, sociali, culturali, etniche, ecc.</span><span style="font-size: 14.85px; text-align: justify;"> solo </span><span style="font-size: 14.85px; text-align: justify;">come origine di problemi, "Nella
moltitudine" è una poesia che esalta la bellezza e l'unicità di ogni
essere vivente.</span><br />
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<o:p> </o:p><span style="font-size: 14.85px;">...Quando
pensiamo di essere sbagliati, di essere nati in una famiglia sbagliata o in un
paese sbagliato, se crediamo di avere un lavoro sbagliato,</span><span style="font-size: 14.85px;"> </span><span style="font-size: 14.85px;">oppure attribuiamo tutti questi sbagli agli
altri, Wislawa ci ricorda che ognuno di noi poteva nascere in altre infinite
forme, anche peggiori di queste e quindi di essere sempre grati alla vita.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<o:p> </o:p><span style="font-size: 14.85px;">...<b>Nessuno
sceglie cosa nascere, con chi, dove, quando, come. Ognuno di noi è parte di un
Tutto più ampio che si differenzia sempre in ogni sua minima manifestazione. Quando si
nega il proprio o altrui diritto ad essere unici e diversi e sentirsi parte di
questo bellissimo disegno a mille colori si scivola sempre in giochi di potere e
forme violente di relazione.</b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-size: 14.85px;">...Buona
lettura!</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: right;">
<span style="font-size: 14.85px; text-align: center;"> </span><span style="font-size: 14.85px; text-align: center;"> </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.85px;"> </span><span style="font-size: 14.85px;">"Sono quella che sono.</span><span style="font-size: 14.85px;"> </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Un caso inconcepibile<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
come ogni caso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
In fondo avrei potuto avere<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
altri antenati,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
e così avrei preso il volo<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
da un altro nido,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
così da sotto un altro tronco<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
sarei strisciata fuori in squame.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Nel guardaroba della natura<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
c'è un mucchio di costumi: di<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
ragno, gabbiano, topo campagnolo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Ognuno calza subito a pennello<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
e docilmente è indossato<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.85px;">finché non si consuma.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Anch'io non ho scelto,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
ma non mi lamento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Potevo essere qualcuno<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
molto meno a parte.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Qualcuno d'un formicaio, banco, sciame ronzante,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Qualcuno molto meno fortunato,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
allevato per farne pelliccia,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
per il pranzo della festa,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
qualcosa che nuota sotto un vetrino.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Un albero conficcato nella terra,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
a cui si avvicina un incendio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Un filo d'erba calpestato<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
dal corso di incomprensibili eventi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Uno nato sotto una cattiva stella,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
buona per altri.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
E se nella gente destassi spavento,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
o solo avversione,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
o solo pietà?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Se al mondo fossi venuta<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
nella tribù sbagliata<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
e avessi tutte le strade precluse?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
La sorte, finora,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
mi è stata benigna.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Poteva non essermi dato<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
il ricordo dei momenti lieti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Poteva essermi tolta<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
l'inclinazione a confrontare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
Potevo essere me stessa - ma senza stupore,<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
e ciò vorrebbe dire<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: center;">
qualcuno di totalmente diverso. "<o:p></o:p></div>
</div>
<div class="separator" style="background-color: white; clear: both; color: #19330c; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: 14.85px; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.85px;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="background-color: white; clear: both; color: #19330c; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: 14.85px; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.85px;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="background-color: white; clear: both; color: #19330c; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: 14.85px; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="background-color: white; clear: both; color: #19330c; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: 14.85px; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.85px;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="background-color: white; clear: both; color: #19330c; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: 14.85px; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.85px;"> </span></div>
<div class="separator" style="background-color: white; clear: both; color: #19330c; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: 14.85px; text-align: center;">
<span style="font-size: 14.85px;"> Dott.ssa Stefania Attanasi</span></div>
<div class="separator" style="background-color: white; clear: both; color: #19330c; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: 14.85px; text-align: center;">
<br /></div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-42222837499298831172019-05-18T09:57:00.000-07:002019-05-18T10:22:20.299-07:00IL DARE ED IL RICEVERE NELL’INTERSCAMBIO DI COPPIA: DEBITO, COMPENSAZIONE E GRATITUDINE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKbNiqZb19CABgDhrupXDcJOL6FG15rtoH6de2IcxO5BLGBx9WA9M1w0C5YeNYGz9OszI9Jl_Ej5t7aNouzFqjLKCPB3vtf7p5EI1a72KPNtviaiqAXboXhO4l2C_pF2Wu_9AMo3g9rg/s1600/22_1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKbNiqZb19CABgDhrupXDcJOL6FG15rtoH6de2IcxO5BLGBx9WA9M1w0C5YeNYGz9OszI9Jl_Ej5t7aNouzFqjLKCPB3vtf7p5EI1a72KPNtviaiqAXboXhO4l2C_pF2Wu_9AMo3g9rg/s200/22_1.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b style="font-size: 12.8px;"><span style="font-size: xx-small;">Il bacio (G. Klimt 1907)</span></b></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
</div>
<i><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“…Un bombo volò su un fiore di ciliegio, ne succhiò il
nettare e quando fu sazio e soddisfatto se ne volò via.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<i><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Poi, però, ebbe dei rimorsi di coscienza. Gli parve di
aver preso senza ricambiare. “Ma cosa faccio?” pensò, e non riusciva a
decidersi e così passarono i mesi e gli anni. La cosa però non gli dava più
pace e così un giorno si disse: “Devo tornare dal fiore di ciliegio e
ringraziarlo di cuore!”. Si mise in volo, trovò il punto esatto dove si trovava
il fiore ma non lo trovò più, al suo posto c’era adesso un frutto maturo color
porpora.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<i><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Allora il bombo si rattristò: “Non potrò più
ringraziare il fiore di ciliegio, mi sono lasciato sfuggire una buona
occasione, ma questo mi servirà di insegnamento!”<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>…Mentre stava ancora riflettendo un dolce profumo
entrò nelle sue narici, era una corolla rosa che lo richiamò e lui andò verso
di lei, buttandosi a capofitto in una nuova avventura.”</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Questa piccola
storia raccontata da Hellinger in “<b><i>Ordini dell’amore</i>”</b> è una metafora che fa
riflettere su un tema a lui molto caro, quello dell’interscambio all’interno
delle relazioni e del delicato equilibrio tra il dare ed il prendere, nonché
sull’importanza della compensazione e della gratitudine.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Tali concetti li
trovo sempre molto utili nella mia stanza di terapia, dove spesso mi confronto
con storie individuali, di coppia e
familiari caratterizzate proprio da uno squilibrio in quest’interscambio.<b> Oggi
più che mai, infatti, sento parlare di relazioni tossiche, disfunzionali o di
dipendenza; relazioni, che si contraddistinguono per un difetto o un eccesso
nella dinamica tra il dare ed il ricevere. <o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Parlando della
coppia, ad esempio, Hellinger spiega che <b>se
un partner dà qualcosa all’altro, chi riceve sente una sorta di debito o di
pressione finché anche lui non ricambia e restituisce qualcosa.</b> E, quando
questo accade, avviene un reale scambio che rafforza il legame e fa crescere la
loro felicità. <b>Tuttavia, se l’altro
restituisce sempre solo quanto ha ricevuto, niente di più o niente di meno, si
riduce la pressione a ricambiare di entrambi e la relazione resta ferma. Quando
invece un partner dà sempre di meno rispetto a quanto riceve il rapporto è a
rischio.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Questo è un
meccanismo di compensazione che regola l’interscambio delle relazioni e
funziona non solo nel bene ma anche nel male. Se un partner fa del male
all’altro, infatti, quest’ultimo può anche sentire l’esigenza di vendicarsi,
innescando così un’escalation di male, con l’aumento della sofferenza e
dell’infelicità di entrambi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Secondo Hellinger
infatti: <b>“Quando in una relazione, uno
dà sempre più dell’altro o uno prende sempre più dell’altro, le cose possono
non funzionare bene”</b>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">…Se questi
meccanismi di interscambio aiutano il terapeuta a comprendere meglio il
funzionamento di determinate relazioni e a suggerire in quale direzione bisogna
cercare un cambiamento, è anche vero che le cose possono essere più complesse
di come si mostrano ad una prima impressione iniziale. Andando a scavare,
infatti, <b>talvolta emerge che chi riceve
e non dà o dà poco, non sempre è in una posizione di pretesa o di potere perché
anche il prendere può celare in fondo un atteggiamento umile.</b> Ricevere
significa, infatti, aprirsi all’altro, dargli spazio mettendo da parte se
stessi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<b><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Allo stesso modo è vero che una relazione si mette a
rischio quando qualcuno si ostina a dare all’altro qualcosa che lui non vuole o
che sa non potrà ritornargli mai indietro: “Se lo sommergi, senza che lui lo
voglia, se ne andrà”. <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Talvolta, come nel
caso del nostro bombo, la gratitudine e l’apprezzamento verso chi ha dato non
sono immediati ma arrivano solo molto dopo, quando il cuore di chi ha ricevuto
sarà aperto e ben disposto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>D’altra parte, chi ha dato senza essere stato ricambiato,
potrebbe invece pretendere di riscuotere in altre relazioni quel debito che
negli anni potrebbe essersi ingigantito, fino ad assumere le caratteristiche di
un’opprimente zavorra</b>.
La pretesa di una riscossione può ripresentarsi, infatti, in un ciclo di
continui interscambi tra l’io e l’altro o tra l’io e la vita più in generale,
travalicando relazioni, contesti e generazioni, arrivando persino a
caratterizzare la personalità di un individuo fino a insidiare il suo benessere
psicologico. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un ultimo pensiero
poi è rivolto alla gratitudine, sentimento fondamentale in questo complesso
processo, perché consente di riconoscere come un dono tutto ciò che di buono
arriva dall’altro, seppur con i suoi limiti. </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph;">
<b><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Essere grati significa anche non pretendere di più
rispetto a ciò che l’altro può donare, riconoscendo in questo la sua unicità e diversità da sè; può voler dire perdonarsi quando le aspettative reciproche vengono
disilluse, concedendosi la possibilità di un nuovo inizio.</span></b></div>
<br />
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="color: black; mso-themecolor: text1;"><b><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="color: black; mso-themecolor: text1;"><b><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="color: black; mso-themecolor: text1;"><b><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Dott.ssa Stefania Attanasi</span></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="color: black; mso-themecolor: text1;"><b><br /></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="color: black; mso-themecolor: text1;"><i><br /></i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="color: black; mso-themecolor: text1;"><i>Bibliografia</i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="color: black; mso-themecolor: text1;"><i><br /></i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="color: black; mso-themecolor: text1;"><i>-B. Hellinger "Gli ordini dell'amore". Feltrinelli, Milano, 2014</i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-46888312215867623832018-10-18T02:56:00.001-07:002018-10-25T07:08:35.772-07:00CRESCERE... E' DIVENTARE GENITORI DI SE STESSI<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihLX1imM43sEo-N5tnmK34ty9yL5hZxi5ullyignSN3f3A5EweuIzuSjoFlX8vlZEEW9I-j6oUXZk1ZzxarosIIEAhUM4TBhN0cMarb8hFJ-ahKAeB7cshkRU_tbvcyFM-976R6dyrng/s1600/ritratti-di-donna-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1001" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihLX1imM43sEo-N5tnmK34ty9yL5hZxi5ullyignSN3f3A5EweuIzuSjoFlX8vlZEEW9I-j6oUXZk1ZzxarosIIEAhUM4TBhN0cMarb8hFJ-ahKAeB7cshkRU_tbvcyFM-976R6dyrng/s200/ritratti-di-donna-2.jpg" width="125" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ritratto di Jeanne Hébuterne<br />
(Modigliani 1918)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Spesso nella stanza di terapia mi confronto con persone che in momenti delicati della loro vita decidono di raccontare la propria storia ad un esperto, con l’auspicio che l’atto stesso di narrarsi, creando nuove connessioni tra fatti accaduti, emozioni e riflessioni, riesca a spiegare e lenire la sofferenza sentita. </div>
<div style="text-align: justify;">
Soprattutto all’inizio del percorso, <b><i>nel processo di ricerca di senso del dolore</i></b>, <b><i>accade spesso che la persona sposti l’attenzione all’esterno da sé, identificando l’origine della sofferenza nell’altro che si è incontrato proprio malgrado nel percorso della vita</i></b>: nel genitore che non ama abbastanza, nel partner che trascura o abbandona, nel capo despota, nel figlio irrequieto, ecc. Spesso anche la stessa domanda di psicoterapia può presentarsi come una richiesta di “prenditi cura di me” dove si sposta completamente la responsabilità del processo di guarigione solo sul terapeuta. <b><i>Ma l’altro a cui si delega ogni cosa è solo uno specchio in cui si riflette una parte di sé ancora dolente e non risolta, una parte fragile ed infantile con cui non si è fatto ancora i conti.</i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Continuare a pensare in questo modo, mantenendo un focus esterno rispetto ai propri vissuti non fa crescere, non aiuta, non cura. Man mano che la terapia avanza, infatti, accade spesso che il focus della storia tende progressivamente a spostarsi sul sé del paziente: “<b><i>Come ho contribuito a generare questa situazione di sofferenza?”, “Cosa posso fare per stare meglio?”, “Come mi sto muovendo rispetto a ciò che mi è accaduto?”. </i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Narrare la propria storia in prima persona evidenziando invece il proprio sentire ed agire significa riprendere il potere ed il controllo sulla propria vita, responsabilizzandosi rispetto al dolore sentito. È un lavoro certamente più complesso e faticoso perché per farlo è necessario fermarsi e fare silenzio, guardarsi dentro e cercare di capire come e perché si sta agendo così, in quale direzione si vuole andare, cambiare rotta se necessario, assumersi dei rischi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i><br /></i></b>
<b><i>Mi piace pensare al processo di crescita e di evoluzione del sé come ad un cammino verso cui la persona impara progressivamente ad essere un buon genitore di se stesso (pre-condizione necessaria forse per diventare un vero e buon genitore di qualcun altro), un uomo o donna adulti che pensano, decidono e poi agiscono.</i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Non assumersi la responsabilità delle proprie azioni e del proprio benessere significa restare per sempre nella condizione di “figlio” quindi delegare o dipendere da qualcun altro che si reputa più bravo, capace, forte; significa “Pensaci tu al posto mio, io non ci riesco/ho paura/non ne ho voglia”<b style="font-style: italic;">. </b>Da qui, le conseguenze di ciò che accade nella propria vita, positive o negative che siano, restano sempre fuori dal proprio controllo. Da qui, cresce la sfiducia nelle proprie capacità e si vivono relazioni di dipendenza finalizzate prevalentemente a colmare le proprie mancanze ed incompetenze.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><br /></b></i>
<i><b>La parola “genitore” significa “colui che genera” qualcosa, qualcuno. Ma prima di un figlio sarebbe importante riuscire ad auto-generarsi, a ri-nascere come genitore di sé, in una forma nuova, più consapevole e adulta.</b> </i>Tutti noi siamo fatti di parti più o meno evolute, parti “genitoriali” e parti “filiali”; diventare finalmente genitori di sé significa riuscire a far emergere quella parte più matura che, forgiata ed arricchita dalle esperienze di vita, riesce a guardare alle parti più infantili e dipendenti con tenerezza, pazienza, senza giudizio alcuno, ma che impara col tempo anche ad educarle, contenerle, modularle. </div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i><br /></i></b>
<b><i>Che padre/madre sono di me stesso? Sono al sicuro tra le mie stesse braccia? Mi occupo bene di me stesso? Mi amo a sufficienza? </i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Buona riflessione!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b>Dott.ssa Stefania Attanasi</b><br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-3148548205566059172018-07-04T14:04:00.000-07:002018-10-25T06:57:45.834-07:00IL TRADIMENTO NELLE RELAZIONI D'AMORE<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOHG32f0x2qB4Aiq51tF89gvzA-Ia9bchKla5yFg3fk2DAOiemlClxkOnmx7gDVe0HpST2Idf0pp4IDtBhkQS_DiC9J1-rm30aUd6LaIatsezvQq_sf6QIee_vOG4PMRpqnEvtDvGVow/s1600/Paolo_et_Francesca_Ingres_Angers.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="788" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOHG32f0x2qB4Aiq51tF89gvzA-Ia9bchKla5yFg3fk2DAOiemlClxkOnmx7gDVe0HpST2Idf0pp4IDtBhkQS_DiC9J1-rm30aUd6LaIatsezvQq_sf6QIee_vOG4PMRpqnEvtDvGVow/s200/Paolo_et_Francesca_Ingres_Angers.jpg" width="157" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Paolo e Francesca (Ingres <span style="font-size: 12.8px;">1819</span><span style="font-size: 12.8px;">) </span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il termine tradimento deriva dal latino <i>tradere</i> che significa
“consegnare” e fa originariamente riferimento alla consegna di Gesù in mano
nemica per il volere e tradimento di Giuda. Dal punto di vista etimologico
quindi la parola <b>“tradire” evoca l’immagine del “consegnare” ad un nemico, alla
morte o a qualsiasi destino infelice, una persona che ci ama e con la quale si
è legati in un rapporto di fiducia.</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nella coppia il tradimento tende prevalentemente a due finalità. La
prima è di tipo personale: è un estremo tentativo di recuperare quell’
eccitazione emozionale che con il partner abituale non si ha più; non riuscendo
a ridimensionare le proprie aspettative connesse a questo bisogno si continua a
ricercare il suo soddisfacimento per altre vie: il lavoro, i figli, lo sport,
un amante, ecc. La seconda finalità, invece, riguarda il partner: un rischioso
tentativo di provocarlo affinché cambi il suo comportamento e risponda a ciò
che da lui ci si attende, tutto questo preservando un legame che seppur fragile
è ancora valido. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il tradimento appare pertanto come una mossa ambivalente in quanto da
un lato cerca di ottenere, all’ombra di una delusione subita, un riscatto o un
cambiamento attraverso fonti sostitutive di piacere e dall’altro guarda ancora
nostalgicamente al vecchio legame che lentamente si sta distruggendo.<b>
<i>Costituisce comunque una forte pressione sull’altro, un esercizio di potere che
si rivela molto rischioso per il rapporto</i></b> (Solfaroli 2010). Dopo un tradimento,
infatti, la probabilità che una relazione continui si riduce drasticamente e
qualora dovesse proseguire, la ricostruzione di un nuovo e sano equilibrio,
immune da rancori e risentimenti, risulta lenta e difficoltosa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>L’esperienza del tradimento è sempre portatrice di grande sofferenza e quest’ultima
sarà tanto grande quanto più sono grandi l’amore e la fiducia nutriti verso
l’altro. Amore e tradimento, però, sono
sempre l’uno accanto all’altro e inestricabilmente connessi. Può esserci
tradimento, infatti, solo in una relazione di fiducia, intima e profonda con
qualcuno</i></b>. Lo sapeva molto bene anche Gesù quando anticipò a Pietro che sarebbe
stato proprio lui a tradirlo, l’apostolo che più di tutti l’aveva amato e
seguito ovunque nel corso della sua vita. Proprio lui? Sì, proprio lui. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>Ma come si reagisce dinanzi a questa dolorosa esperienza?</i></b> In un saggio
sul tradimento, Hillman, un famoso psicoanalista statunitense (1999), suggerisce
che<b><i> dinanzi al tradimento due sono le scelte possibili: quella regressiva, dove
la persona tradita resta fissata nel trauma e nel dolore, covando rabbia e
vendetta oppure la scelta più evolutiva che è quella del perdono</i></b>,<b><i> il che non
significa rimuovere il torto subito, tornando dal partner come se niente fosse
cambiato. Significa invece possedere una mente talmente grande da riuscire a
riconoscere il tradimento anche nella sua più atroce crudeltà</i></b>, vedendo che purtroppo
anche i più ingiusti tradimenti in questo mondo sono reali e possibili, sotto
svariate forme ed in diverse relazioni (genitoriali, fraterne, amicali, ecc.) e
contesti. E dinanzi ad essi provare sofferenza è sempre inevitabile. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b style="font-style: italic;"><br /></b></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b style="font-style: italic;">Perdonare significa aspettare con fiducia che questo dolore passi, riuscire
ad oltrepassare l’evento traumatico, in modo che la sofferenza non inquini la
propria anima più di quel tempo limitato che gli è dovuto per poter sfogare. </b>Ogni
emozione segue, infatti, un movimento a curva, con un inizio, un picco, una
discesa ed una fine. Anche il più atroce dolore è destinato col tempo a
placarsi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>Riconoscere ed accettare la possibilità del tradimento significa
crescere, maturare, essere consapevoli dei limiti della natura umana e quindi
uscire dall’infantile idea di potersi abbandonare totalmente e ciecamente
all’altro</i></b>. E forse è anche per questo che in molte religioni il perdono assume
un valore così importante, perché rappresenta quel salto evolutivo dell’anima
che permette di accettare la sofferenza come parte integrante della vita. <b><i>Ma
con il perdono si sceglie anche di dire basta, di mettere fine al circuito del
dolore, della rabbia, della violenza, non aggiungendo altra sofferenza a quella
già necessaria.</i></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>Il più alto tradimento, infatti, sarebbe quello verso se stessi, quando
si decide a causa delle esperienze negative di separarsi dall’amore e dalla
vita, quando si sceglie di non crederci più, per non correre il rischio di essere
traditi nuovamente.</i></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Rinunciando alla rabbia ed alla vendetta, il più grande (per)dono è
verso se stessi.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: right;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: right;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: right;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: right;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>Dott.ssa Stefania Attanasi</b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<br /></div>
<div align="left" class="MsoNormalCxSpMiddle">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>Bibliografia</i><o:p></o:p></span></div>
<div align="left" class="MsoNormalCxSpMiddle">
<br /></div>
<div style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span lang="EN-US">-Solfaroli Camillocci D. (2010), <i>Up e down. </i></span><i>Solitudine e potere nella coppia</i>,
FrancoAngeli.</span></div>
<div style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">-Hillman James (1999), <i>Puer auternus</i>, Adelphi, Milano.<br /> </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%;">
</div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-9681774973237263042018-05-14T01:04:00.000-07:002018-05-14T01:04:25.971-07:00FESTIVAL DELLA PSICOLOGIA FINO AL 30 GIUGNO!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6oi35OQAraDL1_dp2l2Qf8qID8CBrjkMXWBMts12P13AfYQfrE32BoSkg-FXGV-sKrgDtWZHEx5D4FNVN6CoPLOo-CoXDbztIF592PT0iozA9CB5gZrDPAzQRA-TROinpL169op9FiQ/s1600/logo_ordine_degli_psicologi-lazio.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="150" data-original-width="243" height="123" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6oi35OQAraDL1_dp2l2Qf8qID8CBrjkMXWBMts12P13AfYQfrE32BoSkg-FXGV-sKrgDtWZHEx5D4FNVN6CoPLOo-CoXDbztIF592PT0iozA9CB5gZrDPAzQRA-TROinpL169op9FiQ/s200/logo_ordine_degli_psicologi-lazio.gif" width="200" /></a></div>
<div>
</div>
<span style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;"><div>
In occasione del <b>Festival della Psicologia</b> organizzato dall'<b>Ordine degli Psicologi del Lazio</b>, solo fino al 30 giugno, si può scaricare un voucher da utilizzare entro il 2018 che dà diritto ad <b>una prima consulenza psicologica gratuita</b> con un professionista aderente all'iniziativa. </div>
</span><span style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;">Dopo il primo incontro gratuito si potrà poi proseguire con un costo agevolato per ogni singolo incontro. </span><br style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;" /><span style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;"><br /></span><div>
<span style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;"><i>Consulta il link seguente per maggiori informazioni:</i></span><div>
<span style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;"><a href="https://festivalpsicologia.it/psicologi/stefaniaattanasi" target="_blank">https://festivalpsi</a></span><span style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;"><a href="https://festivalpsicologia.it/psicologi/stefaniaattanasi" target="_blank">cologia.it/psicologi/stefaniaattanasi</a></span></div>
</div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-9772338877162675762018-04-21T03:48:00.000-07:002018-10-25T02:45:51.049-07:00"IL MARE PIU' BELLO FU QUELLO CHE NON NAVIGAMMO": AMORI VIRTUALI E AMORI REALI<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinVoG4mHI0uis-_GOtLMWQP3TsGWEddsQmmEyur_mxe8HvNjIfaxmTzjqU8G088i57JTwYEVkxSiZM9rqGSd3WIw3Qwvmnnj-eOJsyeYNfvQ9UXm0a3i5jzcD3nSAoOUKaworz7vsxCA/s1600/Ettore+e+Andromaca.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="257" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinVoG4mHI0uis-_GOtLMWQP3TsGWEddsQmmEyur_mxe8HvNjIfaxmTzjqU8G088i57JTwYEVkxSiZM9rqGSd3WIw3Qwvmnnj-eOJsyeYNfvQ9UXm0a3i5jzcD3nSAoOUKaworz7vsxCA/s200/Ettore+e+Andromaca.jpg" width="160" /></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Ettore e Andromaca (De Chirico </span></i><i style="font-size: 12.8px;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">1924</span></i><i style="font-size: 12.8px;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">)</span></i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Non solo di quegli amori che nascono on line, in
un’app. fatta per incontrare l’anima gemella o nei gruppi di fotografia e
cucina, quelli che si celano dietro uno schermo e si nutrono di pollici, cuoricini e
commenti ammiccanti. Parlo soprattutto di quegli amori nati anche nella vita
reale ma che restano poi irreali e nutriti di assenza e fantasie, costruiti
soprattutto nella mente e sull’idealizzazione dell’altro. <i><b>Parlo di amori sempre
perfetti, imparagonabili agli altri e sempre vincenti proprio perché mai
vissuti davvero. Sono amori mai decollati che restano fuori dalla quotidianità,
potenzialmente e possibilmente meravigliosi, intrisi di “come sarebbe potuto
essere” e di “che gran peccato però”</b></i>. </span></span><br />
<span style="line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Protagonisti di queste storie virtuali
sono spesso persone in eterna fuga: o già “incastrate” da matrimoni e figli, o da
una carriera così importante da sacrificare tutti i propri bisogni, anche quelli
primari, o quelle dichiaratamente traumatizzate da vecchie relazioni o con
complessi di Edipo ed Elettra ancora in atto, anche se ormai in età
pensionistica. <b><i>Si tratta di persone che quindi “purtroppo non ce la fanno”,
impossibilitati cronici che in una storia d’amore riescono a dare al massimo un
30%, fatto di briciole sparse e fugaci apparizioni. Il resto poi, quell’abbondante 70%, può
venire gratuitamente offerto dall’altro protagonista della storia, un sognatore
che compie ripetuti sforzi o elabora numerose strategie, il più delle volte
fallimentari, per sopperire alle mancanze dell’altro</i></b>. Fallimenti questi che a lungo andare
determinano lo sviluppo di <b><i>un tipo relazione in cui il sentimento d’amore, non
trovando un riscontro nella realtà senza puntuali frustrazioni o malesseri, in
un processo di graduale rimozione delle ripetute delusioni, si relega da sé in
un’area della mente in cui si modella secondo i propri desideri e aspettative,
diventando perfetto proprio perché mai vissuto</i></b>. Sguardo nostalgico, occhi persi
nel vuoto e la mente che ritorna sempre a quei pochi giorni o momenti
bellissimi (se ci sono stati) che chissà se verranno ancora. <b><i>Tutto è
amplificato, sognato, sperato, ma vissuto solo nella testa</i></b>. Oggi più che mai si
sente parlare di tantissime storie così, una diversa dall’ altra. Ma cosa
accomuna il perenne fuggiasco e l’accanito sognatore? Eseguono essi forse diversi
passi della stessa danza? Forse è quel fuggire l’intimità che li accomuna?
Fuggire dall’ amore o agognarlo nella testa: la sostanza profonda non cambia.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">…Mi vengono così in mente le parole del grande
sociologo Bauman in una sua intervista <i><b>sull’amore liquido, quello
caratteristico della nostra epoca super informatizzata e digitale e delle
generazioni che la attraversano, sempre più disorientate e confuse</b></i>. Parla di un
amore privo di solidità e sostanza distinguendolo dal vero sentimento d’amore: <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“<span style="background: white; color: #222222;"><i>L'amore richiede tempo ed energia…. Ma
oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l'altro nei
momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai
nostri, è diventato superfluo… L'amore è una fabbrica che lavora senza sosta,
ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana</i>".<o:p></o:p></span></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><b><br /></b></i></span></span>
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><b>Anche i perfetti “amori nella testa” celano
forse questo terrore dell’intimità che continua ad attraversare la nostra epoca
liquida, intrisa soprattutto di individualismo e consumismo</b></i>. Andare insieme al
cinema, al teatro, ad una cena romantica e poi sparizioni, distanza, assenza.
Amori questi dove si mettono in gioco solo poche parti di sé, le più belle
forse, le più accattivanti, e poi basta e poi nulla. Tutto il resto sta fuori,
sconosciuto, raccontato, immaginato solo nella testa. <i><b>La persona amata si
trasforma in un avatar, un ricordo, un’immagine virtuale cui aggrapparsi nei momenti
di solitudine ed in questo suo non mescolarsi mai, resta la migliore, la più
bella mai avuta.</b></i><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i><br /></i></b></span></span>
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>Ma come può questo tipo di amore virtuale
paragonarsi ad uno reale, imperfetto, intriso di presenza e quotidianità,
relazioni in cui gli individui mettono in gioco tante parti di sé in modo
integro ed autentico? <o:p></o:p></i></b></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>E ancora: dove si colloca il confine tra reale
e virtuale visto che mai come oggi la nostra società risulta essa stessa
immersa nel virtuale? E quale sarebbe l’esatto momento in cui possiamo
affermare che una relazione fragile si sia trasformata in un rapporto virtuale?
E non è il virtuale esso stesso la realtà odierna?</i></b><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Così come non esistono l’uomo o la donna
perfetta, non esistono nemmeno relazioni perfette, come non esiste una società
perfetta, tutta virtuale o tutta reale. Banale, ma profondamente vero.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><b><br /></b></i></span></span>
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><b>Esistono solo storie vissute e non vissute,
persone conosciute e non conosciute. Ognuno di noi è fatto di sogni e di
concretezza, ognuno porta con sé quelle differenze che inevitabilmente emergono
nell’incontro con l’altro, parti anche scomode, con cui dobbiamo fare sempre i
conti, se vogliamo che l’incontro sia autentico, intriso di presenza e di
pensieri in ugual misura.</b></i> In fondo la stessa realtà non è altro che il risultato
di pensieri e progetti e sogni che si sono realizzati: “Cogito ergo sum”,
diceva il filosofo.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ogni persona è unica a sé, è uno specchio in
cui ci riflettiamo. Siamo pronti a guardarci e ad incontrarci davvero? <o:p></o:p></span></b></i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #222222; line-height: 150%;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> <b>Dott.ssa Stefania Attanasi</b></span></span></div>
<br />Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-26099966581555702112018-03-10T08:42:00.000-08:002018-10-25T02:37:53.501-07:00LA PRIMAVERA ARRIVA SEMPRE: COSÌ ANCHE L’ANIMA RINASCE DOPO UN FREDDO INVERNO <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZ_VLaD-ETJZ5wPMFxwt5FDpx2J03UFm5MbkJ3rA_XHWDYW8IEHXak9T9Ur0mnXeykP4Ok081G68Av3VYu1jsvs-g85h9l1D7IJVgV945t2fKIJrt93Y6JU1T6CZ1ET-x1ZeJdvJ0MoQ/s1600/primavera.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="355" data-original-width="600" height="188" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZ_VLaD-ETJZ5wPMFxwt5FDpx2J03UFm5MbkJ3rA_XHWDYW8IEHXak9T9Ur0mnXeykP4Ok081G68Av3VYu1jsvs-g85h9l1D7IJVgV945t2fKIJrt93Y6JU1T6CZ1ET-x1ZeJdvJ0MoQ/s320/primavera.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Effetto della primavera, Giverny (Monet 1890)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: right;">
</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Piace sempre a tutti la primavera come metafora di vita, rinascita, rifioritura dopo l’inverno e si è soliti anche rintracciare le evidenti somiglianze e connessioni tra i processi ciclici della natura e quelli psichici dell’uomo. Da qui la bellezza, quando accade, del sentirsi in sintonia con la natura intorno, o al contrario, il malessere avvertito quando c’è dissonanza tra queste parti, interno ed esterno. Così sostiene Kammerer, grande biologo austriaco amante della natura e dell’evoluzione dell’intelligenza, nonché delle loro interconnessioni: “<b><i>Onnipresente e continua nella vita, nella natura e nel cosmo, è il cordone ombelicale che connette pensieri, sensazioni, scienza ed arte al grembo dell’universo che li ha partoriti.” </i></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">...E <b><i>la Primavera è forse il momento più sacro e tenero del ciclo delle stagioni, tempo in cui tutto si ri-crea spontaneamente, ri-comincia, ri-splende.</i></b> In questa sua spregiudicata bellezza appare in contrasto e separata dalla stagione precedente, l’inverno, tempo in cui la natura si mostra invece silente, fredda, cupa, quasi morta. <b><i>Eppure anche l’inverno è necessario. Con l’inverno la primavera è strettamente connessa, conseguente, integrata. Non potrebbero esistere l’uno senza l’altra, insieme coesistono e danzano in un ritmo perfetto.</i></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Soprattutto giardinieri e agricoltori sanno bene quanto sia fondamentale la stagione fredda per una pianta o un albero, quanto sia utile per il riposo e l’accumulo di quelle energie che esploderanno poi nella stagione più calda. </span></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">…Tutto questo mi ricorda le parole di Bateson in “Verso un’ecologia della mente” quando sostiene che <b><i>qualunque parte della Creatura (del mondo dei processi mentali) lasciandola stare al suo ciclo naturale, tende a guarire lentamente da sola, a stabilizzarsi verso una coerenza di idee e processi</i></b>. <b><i>Ogni tanto, infatti, tutti gli organismi viventi tendono ad ammalarsi in modo più o meno grave, tempo in cui, come la natura in inverno, questi possono apparire silenti, cupi, freddi, quasi morti. Eppure per un essere vivente anche il tempo della malattia può essere necessario. </i></b>Se questa non è troppo grave da essere irrimediabile, può essere un tempo utile per fermarsi e ritrovarsi, magari per accedere a nuove idee e consapevolezze su di sé e fare spazio per costruire i presupposti per un cambiamento che è alle porte. Sono momenti in cui si costruiscono le basi per altri equilibri più funzionali, si accumulano quelle energie che esploderanno in un altro momento. </span></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>I sintomi psicologici svolgono, infatti, specifiche funzioni nella vita affettiva e relazionale di ognuno, funzioni che sembrano spesso invisibili e incomprensibili ma che potrebbero rivelarsi o essere comprese successivamente, in un altro momento, in un altro tempo</i></b>. Aspettare con fiducia che la sofferenza passi o si riduca potrebbe essere l’atteggiamento giusto per affrontare fasi di vita più buie e critiche, accettando ed abbandonandosi anche alle emozioni negative quando emergono ma anche assumendosi la responsabilità di fare del proprio meglio per migliorare il proprio stato, chiedendo un aiuto laddove necessario.</span></div>
<div>
<b><i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Aspettare fiduciosi che l'inverno passi ma anche agire con coraggio, muovendosi verso il nuovo, verso la primavera che verrà. </span></i></b></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>….E così quel dolore alla fine si trasforma in qualcos’altro, svelando col tempo il suo senso ultimo: cosa mi ha permesso questa fase buia? Come mi ha cambiato? Chi sono diventato? </i></b>…<b><i>Sullo sfondo di tutto c’è sempre il tempo, che sottopone e scandisce il corso degli eventi con la sua inesorabile ciclicità: c’è il tempo sofferto della malattia, il tempo cercato della cura, il tempo sperato della guarigione.</i></b></span></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La più grande e celata bellezza dell’inverno, infatti, sta proprio in questo: nella promessa che mantiene sempre e nella speranza che, nonostante tutto, la primavera arriverà.</span></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>…E niente soddisfa un giardiniere per tutto l’anno quanto la bellezza di quello specifico momento di passaggio dall’inverno alla primavera, nemmeno la fioritura più stabile e certa dell’estate più avanti. Quel tempo di ri-nascita atteso e sperato a cui a volte ha creduto e altre no.</i></b> Ma che poi puntualmente arriva, con minute e fragili foglie che prendono lentamente spazio sui rami scuri o piccoli germogli che spuntano dal terreno ancora vacuo. </span></div>
<div>
<b><i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’inverno ogni volta mantiene la sua promessa: la primavera arriva sempre.</span></i></b></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span><b style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"> Dott.ssa Stefania Attanasi</b></div>
<div>
<br /></div>
</div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-47275309367368929122017-09-22T11:15:00.000-07:002018-10-23T04:25:16.746-07:00L'IMPORTANZA DELL'AUTENTICITA' NELLA RELAZIONE CON SE STESSI E CON GLI ALTRI<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhndv7IEYB_MfpZGfKLHakji4Ah2CBU-CNx5CIETZebw9jaaxpbem8eUNcdXNpP3HamDX_WFjWwhfLipAR89XFODIqcmaWcMt3LE-l5jXt-uupsAY-34KCw7Ex_mjOdcMTDS1Qdb2Ubhg/s1600/Pablo+Picasso+girl+before+a+mirror%252C+c.1932-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="730" data-original-width="597" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhndv7IEYB_MfpZGfKLHakji4Ah2CBU-CNx5CIETZebw9jaaxpbem8eUNcdXNpP3HamDX_WFjWwhfLipAR89XFODIqcmaWcMt3LE-l5jXt-uupsAY-34KCw7Ex_mjOdcMTDS1Qdb2Ubhg/s200/Pablo+Picasso+girl+before+a+mirror%252C+c.1932-1.jpg" width="163" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La ragazza davanti allo specchio<br />
(Picasso 1932)</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nella stanza di terapia capita spesso di confrontarsi con le problematiche più disparate e con le relative domande di aiuto degli utenti. Reticente nel fornire risposte immediate, però, il tentativo è creare le condizioni perché si determini in primo luogo una connessione della persona con se stessa, con i suoi pensieri più profondi e le emozioni più autentiche, per poi comprendere il perché di quella richiesta di aiuto connettendola alla sua storia più ampia. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“..Il mio compagno mi trascura ma ho paura che esprimendo la mia sofferenza risulti più pesante e lo perda del tutto”; </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“...Il capo mi sovraccarica di lavoro e stress, sono arrabbiato e ansioso ma non dico niente perché temo il licenziamento”. </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">Aldilà delle situazioni particolari che meritano ovviamente un’attenzione ogni volta specifica,<b style="font-style: italic;"> il semplice ma potente concetto di autenticità resta per me un filo conduttore molto importante che mi piace seguire, un faro che sempre illumina e ogni volta ritrovo in tutti i percorsi che intraprendo.</b></span><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"> </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>La parola “autenticità” deriva dal latino “authentĭcus” e significa "autore, che opera da sé": in senso lato dunque si riferisce “all’avere autorità, potere su se stessi". In senso più pregnante, invece, fa riferimento alla vera interiorità, a qualcosa di spontaneo e genuino, al di là di quello che si vuole apparire o si crede di essere. </i></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>Essere autentici, infatti, significa essere profondamente se stessi, tenendo conto di tutte le parti di sé, anche quelle ritenute più scomode e meno desiderabili (come la parte rabbiosa, bisognosa, fragile, ansiosa, ecc.), e del loro diritto di esprimersi, seppur ovviamente in maniera modulata, combinandosi con le parti più desiderabili.</i></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Così la ragazza trascurata, che non esprime al compagno la propria frustrazione per paura di essere abbandonata del tutto, resterà impigliata in una condizione di sofferenza, senza darsi alcuna possibilità di cambiamento. Allo stesso modo, l’uomo oberato di lavoro, se non cercherà di comunicare al suo capo lo stress in cui versa per timore di essere licenziato, sentirà un senso di oppressione sempre crescente fino a scoppiare del tutto.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><b><br /></b></i></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><b>Essere autentici e onesti con se stessi, tenendo conto e negoziando tra le varie parti di sé, fa stare meglio e costituisce la premessa per essere autentici e onesti anche con gli altri, creando le condizioni perché le cose tra persone possano funzionare bene, le criticità risolversi e le possibilità di cambiamento </b></i></span><i style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><b>aumentare</b></i><i style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><b>.</b></i></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Viene ovviamente spontaneo chiedersi se sia sempre possibile esprimere all’ altro ciò che si pensa e si sente, anche se questo può metterci in una posizione down, di fragilità o rischiosa. Ma penso in generale che <i><b>essere autentici sia sempre preferibile, soprattutto se questo avviene tenendo conto dell’altro, del rispetto dovuto alla sua identità e diversità, sempre con atteggiamento attento e gentile, prendendosi cura del modo in cui le cose vengono espresse</b></i>. <b><i>In altre parole, così come si dovrebbe cercare una negoziazione, una mediazione tra parti di sé, bisognerebbe anche imparare a negoziare con l’altro, cercando sempre l’incontro o il cambiamento possibile.</i></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Così la ragazza cercherà di esprimere al fidanzato non solo il suo sentirsi trascurata ma anche la sua paura di perderlo ed il lavoratore espliciterà al capo sia il suo stress sia quanto tenga al proprio lavoro.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Talvolta, l’autenticità nelle relazioni può non bastare per andare nella direzione del cambiamento desiderato e anche l’onestà può in certi contesti non essere sempre apprezzata. Esiste infatti il reale rischio che la ragazza venga lasciata dal compagno o l’uomo licenziato dal capo. </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">Ad un altro livello, più profondo però, </span><b style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><i>perseguire l’autenticità ossia esprimere e fare ciò che si sente, significa star bene con stessi, lontano dai sintomi e far del proprio meglio all’interno delle relazioni e dei contesti che si abitano.</i></b></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>Significa essere attori protagonisti nella propria vita, in qualunque modo imprevedibile ed incontrollabile poi si mettano le cose.</i></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"> </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"> </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> <b>Dott.ssa Stefania Attanasi</b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-theme-font: minor-bidi;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-27373803037353113902016-12-07T02:27:00.000-08:002018-10-25T02:45:05.876-07:00QUANTE CONNESSIONI!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmDmV9fyP0p8IGpiAWdZ-lF7gkcOp2XaPpCFAL3F7K3PLQ75P6njZh99XFNfNaJkr5SZ1jl34O2_caZovY98HyyqcHrMviXNzokRlrBCSobPfZqJhFpLVK1Zl8dLNRq70KUSiNHLPcgg/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="184" data-original-width="274" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmDmV9fyP0p8IGpiAWdZ-lF7gkcOp2XaPpCFAL3F7K3PLQ75P6njZh99XFNfNaJkr5SZ1jl34O2_caZovY98HyyqcHrMviXNzokRlrBCSobPfZqJhFpLVK1Zl8dLNRq70KUSiNHLPcgg/s200/download.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La danza (Matisse 1910)</td></tr>
</tbody></table>
Nell’epoca
digitale <b><i>il termine connessione ha assunto sempre più un’accezione relativa
agli ambiti tecnologici ed informatici. Salvo rare eccezioni infatti, adesso si
è quasi tutti connessi on-line, in un’altra realtà virtuale, con una specifica
identità costruita ad hoc ed un numero definito di persone con cui entrare in
contatto</i></b>, scambiandosi like, link, file, ecc.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Su
quanto tutto questo stia cambiando le persone ed il loro modo di entrare in
relazione con gli altri e sugli effetti che potrebbe avere sul benessere
psicologico di ognuno, si potrebbe scrivere tanto. Tuttavia, l’intento di
questo articolo è quello di recuperare l’accezione più antica del termine
“connessione” il quale deriva dal verbo latino “cum-nectere” che significa
unire insieme, intrecciare, congiungere strettamente.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br />
Penso,
ad esempio, a G. Bateson, un grande biologo e antropologo, che ipotizzava
connessioni tra esseri viventi rintracciando somiglianze e differenze nella
loro struttura corporea: <b><i>“Quale struttura connette il granchio con l’aragosta,
l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me?”</i></b> (G. Bateson, 1984); o al
concetto d’ “inconscio collettivo” ideato da Jung, una sorta di memoria
universale comune a tutto il genere umano che, oltrepassando l’inconscio
individuale, spiegherebbe alcuni comportamenti ed il sentire dell’uomo, inteso
come “specie”; o a Sant’Agostino che vedeva gli esseri viventi tutti
inesorabilmente connessi, pensando ad una Divinità insita in ogni cosa, con la
sua invisibile e immutabile bellezza. Si potrebbe perfino pensare alle
interessanti teorie più recenti sulla meccanica quantistica, le quali
ipotizzano l’esistenza di particelle ed energie invisibili in continuo
movimento che aprirebbero scenari affascinanti sul microcosmo, un mondo che
farebbe da sfondo alle nostre vite e relazioni e che ci vedrebbe connessi più
di quanto nemmeno noi sappiamo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br />
Mi
piace mettere accanto queste semplici idee e complesse teorie, trovarne gli
accordi e le risonanze e leggerle in una chiave squisitamente psicologica.
<b><i>L’idea di appartenere a più ampi sistemi viventi tra loro interconnessi (dalla
famiglia fino all’intero genere umano o addirittura ad altre specie animali e
vegetali) conduce, ad esempio, alla consapevolezza di non essere soli nel mondo
ed alla responsabilità che ciascuno ha nei confronti del proprio ambiente, da
cui scaturisce anche il proprio benessere.</i></b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Con i
nostri atteggiamenti e comportamenti influenziamo inevitabilmente il contesto
in cui viviamo, e, in un rapporto circolare, veniamo inevitabilmente
condizionati da esso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
E
ancora : <b><i>“Qual' è il mio contributo per migliorare o peggiorare la qualità delle
mie connessioni?”.<o:p></o:p></i></b></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<b><i>Talvolta
attiriamo relazioni o siamo attratti da contesti che riflettono il nostro stato
interno e che in qualche modo “risuonano” con noi, per somiglianza o
differenza. E’ difficile trovare amore se non ci sente amabili, trovare amici
se non ci si sente amichevoli, trovare un buon lavoro se non ci si sente in
grado di occupare quella specifica posizione professionale.</i></b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Talvolta
instauriamo relazioni che stimolano il nostro potenziale ancora inespresso o
che ci spingono verso una crisi che ci aiuta comunque a crescere, ma solo
quando siamo veramente pronti.<b><i> </i></b></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<b><i>Non può avvenire alcunché in perfetta solitudine
all’interno di una stanza: solo all’interno di una connessione in cui entrambe
le parti giocano un ruolo determinante, si possono verificare crescita e
cambiamenti.</i></b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Mi
piace anche l’idea di rispolverare le vecchie modalità e gli altri luoghi
attraverso cui si entra in connessione, che non siano solo la tastiera, il
mouse o un click, per quanto utilissimi e ormai imprescindibili nella vita
quotidiana di ognuno, ma anche e soprattutto le nostre case, le piazze, gli
autobus, i teatri, ecc. E che non sia solo un like o un dislike ma anche e
soprattutto uno sguardo, un saluto, un sorriso, una stretta di mano, un
abbraccio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<b><i><br /></i></b>
<b><i>Talvolta
è bene staccare gli occhi dallo schermo, uscire dalla stanza e mettersi in
gioco accettando la complessità, i rischi e la bellezza delle connessioni
reali, perché siamo tutti sempre connessi, ma in tanti infiniti modi, non
scordiamocelo!</i></b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b>Dott.ssa Stefania
Attanasi</b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>Bibliografia<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Bateson G. Mente e Natura, Introduzione. Adelphi,
Milano, 1984.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Young C. Gli archetipi dell'inconscio collettivo. Borringhieri, Torino, 1977</div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-12639243555095533732016-09-19T00:52:00.000-07:002016-09-19T01:07:41.944-07:00OTTOBRE 2016: MESE DI BENESSERE!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp6kJCG8awrS-P6bnVSDfTHCwmlueY6aOSTMwJ_eA3ao7561OK75SroCTAjQuBeFg07ZZ5iO7SuVMVB-eGI4Bkcm8sH9lArLH0tN_Zsoh1kzVgT-41od6lhl02o1jwLyRB2zNZpI83kw/s1600/MBP.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="121" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp6kJCG8awrS-P6bnVSDfTHCwmlueY6aOSTMwJ_eA3ao7561OK75SroCTAjQuBeFg07ZZ5iO7SuVMVB-eGI4Bkcm8sH9lArLH0tN_Zsoh1kzVgT-41od6lhl02o1jwLyRB2zNZpI83kw/s320/MBP.png" width="320" /></a></div>
<br />
Dal 1 al 31 ottobre anche quest'anno partirà il Mese del Benessere Psicologico, un'iniziativa promossa dalla Sipap per cui i cittadini potranno richiedere agli psicologi aderenti prime consulenze e seminari gratuiti!<br />
<br />
Per info <a href="http://www.sipap.it/iniziative/mese-del-benessere-psicologico/" target="_blank">http://www.sipap.it/iniziative/mese-del-benessere-psicologico/</a>Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-54389640780648760712016-05-17T13:41:00.000-07:002018-10-25T02:34:46.700-07:00“SENZA DISTRAZIONI NON C’È GIOIA, CON LE DISTRAZIONI NON C’È TRISTEZZA”: L’IMPORTANZA DI COLTIVARE UNA PASSIONE <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify;">
<div class="MsoNormalCxSpFirst">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvgPG5ypJVbWGq9fcieoH2cy-4NdvzxSnvKLLxFo3GGMct-Z-LEFwyr5iPr5KBdTkRZIHoCbNGw2Nvc4BSYbHPpqcqSZiwEVfoiStedxZG8NEbTQMF9solqv7jdhY_sWh1tYRuUvXxQg/s1600/watermark_big.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="467" data-original-width="700" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvgPG5ypJVbWGq9fcieoH2cy-4NdvzxSnvKLLxFo3GGMct-Z-LEFwyr5iPr5KBdTkRZIHoCbNGw2Nvc4BSYbHPpqcqSZiwEVfoiStedxZG8NEbTQMF9solqv7jdhY_sWh1tYRuUvXxQg/s200/watermark_big.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="background-color: white; color: #222222; text-align: start;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: xx-small;">O Pintor de Girassois (Gauguin 1888)</span></i></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><b><i>Con le parole
hobby, passione, interesse si intendono oggi quelle attività distinte dal tempo
lavorativo e legate al tempo libero, da realizzare per puro piacere e
divertimento. </i></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">La parola hobby,
infatti, nel suo significato etimologico è un abbreviativo del termine inglese <i>hobby horse </i>che<span class="apple-converted-space"><span style="background: white;"> </span></span><span style="background: white;">in origine indicava un piccolo giocattolo di
legno a forma di cavalluccio, utilizzato prevalentemente per “passatempo”. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<span style="background: white; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="background: white; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i>In psicologia gli effetti benefici del dedicarsi a questo
tipo di attività sono ormai ampiamente raccontati e dimostrati</i></b>. Già Anna Freud
più di cinquant’anni fa riteneva che gli hobbies si potessero accostare al
gioco per molti aspetti:<b><i> in età infantile come in età adulta entrambi aiutano ad
incanalare positivamente le energie pulsionali favorendo ed ampliando lo
sviluppo della personalità. </i></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<span style="background: white; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">Studi più recenti hanno rilevato come coltivare un hobby che
sia cucina, pittura, lettura, giardinaggio, musica, ecc. riduca i livelli di
stress e contribuisca a sopportare meglio la stanchezza. Secondo un’altra ricerca
americana, la presenza di un hobby nella vita di una persona la favorisce anche
nella carriera, in quanto diventa più efficiente e creativa nell’affrontare
problemi lavorativi e più disposta ad aiutare i colleghi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<span style="background: white; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="background: white; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i>Avere una passione, che sia funzionale e non esagerata,
permette di staccare la spina, di ritrovare un po’ se stessi lontano dalla
solita routine, con i propri pensieri e le proprie emozioni e, se condivisa,
consente di ritrovarsi anche con gli altri in uno spazio di sana socialità,
perché finalizzato alla coltivazione di un piacere comune. È come avere uno
spazio protetto in cui coccolarsi, far salire il proprio umore e volersi un po’
di bene. Non dimentichiamolo!</i></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<span style="background: white; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">Così scriveva anche Pascal, nei suoi Pensieri (1670):<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<b><i><span style="background: white; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">“Per quanto un uomo sia colmo di tristezza, se
si riesce a distrarlo in qualche modo, eccolo felice in quel lasso di tempo; ma
per quanto un uomo sia felice, se non si diverte o non è preso da qualche
passione o passatempo che impedisca alla noia di prendere il sopravvento,
diventerà in breve triste e infelice. Senza
distrazioni non c’è gioia; con le distrazioni non c’è tristezza”</span><span style="background: white; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">.</span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<div align="center" class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: center;">
<span style="background: white; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"> <b> Dott.ssa Stefania Attanasi</b><o:p></o:p></span></div>
</div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-17720463259196158902016-04-29T13:34:00.000-07:002018-10-25T02:25:09.376-07:00INTEGRITA' E BENESSERE PSICOLOGICO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcWlIFLetRPpA52WpkkL8C1Mxbcb3XKKZYdKsP8UAZhdHeeabGYwSCUpy8JUE0HB3hoKHjuL1_dcR8Xeu_8FVHjpKP8YTJrZha-QefOgKYJmdIi4mxXKNDj2NTw0eQlZAtLSHNqdO1Gw/s1600/40171896_741002106242012_743817872612501863_n+%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="482" data-original-width="482" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcWlIFLetRPpA52WpkkL8C1Mxbcb3XKKZYdKsP8UAZhdHeeabGYwSCUpy8JUE0HB3hoKHjuL1_dcR8Xeu_8FVHjpKP8YTJrZha-QefOgKYJmdIi4mxXKNDj2NTw0eQlZAtLSHNqdO1Gw/s200/40171896_741002106242012_743817872612501863_n+%25282%2529.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><b style="font-style: italic;">Quando una parte del corpo si ammala e una persona va dal medico,
la migliore aspettativa sull’esito della cura è la “restitutio ad integrum”
dell’organo malato </b>(dal latino: restituzione integrale)<b style="font-style: italic;">, intendendo con ciò la
sua restituzione anatomica e funzionale alle condizioni precedenti al danno.</b> Gli
esiti di una ferita, ad esempio, sia che ci sia un intervento medico o meno,
possono essere diversi: sfavorevoli o addirittura letali se la cicatrizzazione
è troppo lenta, in quanto può andare incontro a cronicizzazione, favorevoli se
la riparazione avviene rapidamente e senza infezione. In quest’ultimo caso i
margini della lesione crescono (Whitaker, 1968) e nella funzionalità di quelle
parti si ripristina gradualmente una continuità: le cellule tendono tra loro a
convergere e i tessuti sottostanti si riconnettono. </span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><br /></span>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><b><i>Nel mondo psichico le cose
non stanno poi così diversamente:</i></b> <b><i>possiamo intendere infatti<span class="apple-converted-space"> </span>la condizione di salute come uno
stato di integrità, continuità e armonia tra parti di sé di un individuo e
la patologia come una separazione tra parti o tra una parte e un tutto più
ampio che la comprende.</i></b> Accade, ad esempio, che nella vita si possano trascurare,
temere o far tacere parti di sè perché ritenute scomode in determinate
relazioni o specifici contesti, o al contrario che si possano esaltare troppo
alcune parti per esigenze situazionali, sfavorendone altre. Come una donna che
oberata dal lavoro di madre trascura il suo essere moglie, un figlio che per
restare accanto ai genitori evita di costruirsi una vita separata e autonoma e
un uomo che dedica completamente se stesso alla professione dimenticandosi
della propria sfera affettiva. </span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><b><i>A livello emotivo può accadere che non si
ascolti più ciò che si sente veramente, che non si esprimano più i propri reali
stati d’animo, che non si faccia più ciò che si vorrebbe fare.</i></b> <b><i>Tutto questo può
creare una disarmonia nel proprio funzionamento e generare separazioni, ferite
nel tessuto psichico interno, che se non curate potrebbero cronicizzarsi in un
disturbo più profondo. E così come l’organo malato fa sentire la propria
presenza attraverso il dolore, rompendo il silenzio caratteristico dello stato
di salute, i sintomi psicologici arrivano per segnalare parti di sé doloranti,
le quali, facendo rumore, segnalano la propria disfunzionalità, insieme però
alla possibilità di essere curate</i></b>. </span><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">Così la madre oberata di lavoro, il figlio
che non riesce a svincolarsi, l’uomo assorbito dalla carriera potrebbero
sviluppare sintomi che, disturbandoli, sono utili in realtà a riconnettere le
parti, per ristabilire tra loro armonia ed equilibrio.</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i>Talvolta il processo
dell’ammalarsi può accadere del tutto accidentalmente, avviene “un pasticcio”,
come passaggio naturale e necessario che consente infatti di rimescolare le
carte, di produrre cambiamenti o correggere una scelta sbagliata</i></b> (Madonna;
Nasti, 2015). </span><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">Quando c’è disarmonia, discrepanza tra idee e parti di sé,
infatti, aumentano i livelli di angoscia</span><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">, ma quest’ultima porta con sé la
possibilità di fermarsi e riflettere, rappresentando così un motore di
cambiamento. <b><i>Non può esserci esperienza di ricomposizione se non c’è prima
un’esperienza di rottura, per cui in alcune circostanze ammalarsi diventa
necessario per raggiungere un migliore livello di funzionamento psicologico
successivo.</i></b> </span><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">La madre oberata dal lavoro in questo caso sarà costretta a
ripensare al proprio rapporto coniugale, il figlio a rivedere la propria
relazione con i genitori, l’uomo a comprendere le ragioni del suo evitamento. </span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i>Nel
processo di guarigione, le idee come le cellule inizieranno a convergere per
riconnettere le parti di sé e ristabilire l’equilibrio nel funzionamento
psichico interno. </i></b></span><b style="font-family: "times new roman", serif; font-size: 12pt;"><i>Nello stato di salute psicologica, la persona si sente
integra, completa in tutte le sue parti; ciò che sente è congruo con ciò che
dice e coerente con ciò che fa</i></b><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i>.</i></b> </span><span style="font-family: "times new roman", serif; font-size: 12pt;">Così la madre potrebbe ritrovare la sua parte
femminile, magari separandosi dal marito; il figlio potrebbe lasciare casa,
scoprendo la sua parte adulta; l’uomo in carriera potrebbe cercare una
compagna, riconoscendo l’importanza della sua parte affettiva. </span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b><i>Questo processo
di guarigione, talvolta, può procedere spontaneamente: gli esseri viventi,
infatti, per dirla con le parole di Bateson “</i></b></span><i style="font-family: "times new roman", serif; font-size: 12pt;"><b>tendono a guarire da soli, a
stabilizzarsi verso una coerenza di idee e processi</b></i><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><b style="font-style: italic;">” </b>(Bateson, 1979). <b style="font-style: italic;">Altre
volte, però, soprattutto nel caso di separazioni molteplici e profonde
</b>(Madonna, Nasti, 2015)<b style="font-style: italic;">, potrebbe essere necessario un percorso di psicoterapia,
che favorisca i processi riparativi e sostenga il lavoro di riconnessione delle
parti. </b> </span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"> <b> Dott.ssa Stefania Attanasi</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"> <br />
<br />
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br />
<!--[endif]--></span></i><i><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 14pt; line-height: 107%;">Riferimenti bibliografici</span></i><i><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><br />
<!--[if !supportLineBreakNewLine]--><br />
<!--[endif]--></span></i><span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt; line-height: 107%;">-Bateson G. (1979),<span class="apple-converted-space"> </span><i>Mente
e Natura</i>, Adelphi, Milano, 1984<br />
-Madonna G., Nasti F. (2015),<span class="apple-converted-space"> </span><i>Della
Separazione e della Riconnessione</i>, Franco Angeli, Milano.<br />
-Withaker C. A. (1968), “The<span class="apple-converted-space"> </span><i>Growing
Edge</i>”, in J. Haley and L. Hoffman (Eds.), Techinques of
Family Therapy, Basic Books, New York.</span><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 107%;"><o:p></o:p></span></div>
</div>
<h2>
</h2>
</div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-44603327626554454092016-01-13T01:41:00.000-08:002016-01-13T01:42:42.984-08:00L'ERRORE GENERA APPRENDIMENTO, L'APPRENDIMENTO GENERA CAMBIAMENTO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-CvQtFAN3HKzreOgBbPS4mdSeL_zyj13OdGm39cq23C-s9ROw52sQcMXBtoRSAPgb8Lh22ujWJyYs8Fl2hKLuNKey7LzsppBtsCCivZ1HuepZibrTLdGQwtR5D-mAC1Q2-TD-vQz4eg/s1600/images+%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-CvQtFAN3HKzreOgBbPS4mdSeL_zyj13OdGm39cq23C-s9ROw52sQcMXBtoRSAPgb8Lh22ujWJyYs8Fl2hKLuNKey7LzsppBtsCCivZ1HuepZibrTLdGQwtR5D-mAC1Q2-TD-vQz4eg/s200/images+%25282%2529.jpg" width="147" /></a></div>
<span style="background-color: white;"><strong style="border-image-outset: initial; border-image-repeat: initial; border-image-slice: initial; border-image-source: initial; border-image-width: initial; border: none; font-family: Arial; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;">Autobiografia del cambiamento in cinque brevi capitoli</strong></span><br />
<br />
<span style="background-color: white;"><strong style="border-image-outset: initial; border-image-repeat: initial; border-image-slice: initial; border-image-source: initial; border-image-width: initial; border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;">Capitolo primo</strong></span><br />
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Cammino lungo una strada.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">C'è una buca profonda nel marciapiede.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Ci casco dentro.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Sono perduto,</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">non posso farci nulla,</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">non è colpa mia.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Ci metto una vita per uscirne.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><strong style="border-image-outset: initial; border-image-repeat: initial; border-image-slice: initial; border-image-source: initial; border-image-width: initial; border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;">Capitolo secondo</strong><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Cammino lungo la stessa strada.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">C'è una buca profonda nel marciapiede.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Faccio finta che non ci sia.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Ci casco dentro.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Non posso credere di essere ancora nello stesso posto.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Ma non è colpa mia.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Mi ci vuole un sacco di tempo per uscirne.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><strong style="border-image-outset: initial; border-image-repeat: initial; border-image-slice: initial; border-image-source: initial; border-image-width: initial; border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;">Capitolo terzo</strong><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Cammino lungo la stessa strada.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">C'è una buca profonda nel marciapiede.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">La vedo benissimo.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Ci casco dentro di nuovo;</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">è un'abitudine.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Ma i miei occhi sono aperti:</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">so dove sono.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">È colpa mia.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Ne esco immediatamente.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><strong style="border-image-outset: initial; border-image-repeat: initial; border-image-slice: initial; border-image-source: initial; border-image-width: initial; border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;">Capitolo quarto</strong><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Cammino lungo la stessa strada.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">C'è una buca profonda nel marciapiede.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Ci cammino intorno.</span><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><strong style="border-image-outset: initial; border-image-repeat: initial; border-image-slice: initial; border-image-source: initial; border-image-width: initial; border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;">Capitolo quinto</strong><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; text-align: center;">Me ne vado per un'altra strada.</span></span><br />
<div>
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<div>
<span style="background-color: white;"><br style="border: none; font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: center;" /></span>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Arial; font-size: 12px; line-height: 18px;"><br /></span></span></div>
<span style="background-color: white;">
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Arial;"><span style="font-size: 12px; line-height: 18px;">PORTIA NELSON</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Arial;"><span style="font-size: 12px; line-height: 18px;">There's a Hole in My Sidewalk, 1993</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
</div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-75974764050441127472015-12-10T10:02:00.001-08:002018-10-25T02:48:23.105-07:00LA SOLITUDINE: TALVOLTA ANCHE DISCONNETTERSI FA BENE<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiYzlGnEx0D-JhygQKKrjR-zrI3weu_qEnmlyHZtPne-TffIMRXYrg1BXcdKuk3usdQEanPigwNe51sl4ZdIRm0ADif6AujToQ4SYFYxOWGH1p9UhOYKxnrYWZnIfAb84gIbM19RSWMw/s1600/courbet_Palavas-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="165" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiYzlGnEx0D-JhygQKKrjR-zrI3weu_qEnmlyHZtPne-TffIMRXYrg1BXcdKuk3usdQEanPigwNe51sl4ZdIRm0ADif6AujToQ4SYFYxOWGH1p9UhOYKxnrYWZnIfAb84gIbM19RSWMw/s200/courbet_Palavas-1.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La spiaggia a Palavas (Gustave Coubert 1868)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;">Diverse sono le problematiche con cui mi capita di confrontarmi in stanza di terapia, vanno dal semplice stress quotidiano a malesseri più pervasivi, da difficoltà relazionali transitorie a croniche. Poi, andando a scavare un po’, cercando connessioni tra problemi e storie raccontate, mi ritrovo spesso dinanzi al solito spauracchio che sembra celarsi dietro ogni sofferenza: quello della solitudine. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><b><i>Ansie, paure, comportamenti compulsivi, relazioni disfunzionali o insoddisfacenti mantenuti dallo stesso comune denominatore: il timore di sentirsi soli e abbandonati, di restare “sconnessi” dalle relazioni e dal mondo. </i></b> Lo stare da soli è vissuto quindi come un punto di arrivo infelice, uno spazio vuoto e temibile apertosi con le sconfitte della vita da cui rifuggire o da riempire affannosamente, perché in esso ci si potrebbe annientare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><br /></span>
<span style="line-height: 17.12px;"><i><b>Al contempo, però, mi è capitato anche di ascoltare storie al momento della guarigione dal proprio malessere e notare che ciò va spesso insieme all'essere riusciti finalmente ad attraversare diversamente questo spazio, avendo nella solitudine ritrovato le proprie forze e risorse per riprendersi. </b></i>Quindi lo stare soli può essere vissuto come punto di partenza vitale e desiderabile, uno spazio pieno e creativo in cui ritrovarsi dopo momenti di buio e dolore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><br /></span>
<span style="line-height: 17.12px;"><b><i>Dunque due modalità differenti di vivere la stessa condizione: una subita e vissuta tristemente, che riporta alla mancanza o perdita dell’altro e al bisogno fondamentale sociale di essere in relazione; l’altra una solitudine positiva, cercata, desiderata, necessaria per prendere distanza dall’altro e connessa invece al bisogno di sentirsi individuo separato, per riconoscersi nella propria soggettività e unicità. </i></b></span><b><i>Entrambi questi importanti bisogni, che fanno da cornice alla solitudine, seppur opposti, non sono però separati e si modulano a vicenda: perché non ci si senta mai completamente soli interverrà a un certo punto il bisogno dell’altro e perché non ci si senta confusi con l’altro, perdendo la propria identità, interverrà a un certo punto il bisogno di restare da soli</i></b><b><i>.</i> </b>Essi, infatti, si attivano in diversi momenti della propria esistenza e dipendono fortemente dai contesti, relazioni ed esperienze.</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><br /></span>
<span style="line-height: 17.12px;">Credo però che come entrambi questi bisogni sono necessari per l’individuo, allo stesso modo, non si possa sperimentare una solitudine positiva se non si sia almeno sfiorata quella negativa e viceversa. E che per potersi sentire soggetto all’interno di una relazione, senza perdersi e confondersi con l’altro, sono necessarie quelle piccole conquiste di consapevolezza di sé (desideri, bisogni, aspettative, ecc.), emerse anche nella solitudine, stando ad ascoltare ciò che si sente tra sé e sé. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><br /></span>
<span style="line-height: 17.12px;"><b><i>Gli esseri umani, in quanto esseri sociali sono predisposti per essere in relazione, per dirla con le parole di Bateson, infatti:</i></b> “<b><i>la relazione viene prima, precede</i></b>” (1979) <b><i>tutto, come a dire che non possiamo sentirci, aver percezione di noi stessi senza l’altro, senza essere in qualche modo connessi. </i></b>Tuttavia, ritagliarsi uno spazio per stare soli credo sia altrettanto fondamentale, oggi più che mai, <b>disconnettersi ogni tanto dal mondo reale e virtuale</b>, rappresenta un momento prezioso in cui fare un po’ di silenzio per ritrovarsi profondamente, entrare in contatto con i propri pensieri ed emozioni e meglio predisporsi alle relazioni, magari recuperandone in qualità.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="line-height: 17.12px;">Utilizzo per concludere le parole di Jung, a tal proposito, emblematiche: </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><i><b>“E’ importante avere sempre un contenuto da portare in un rapporto e questo spesso lo si trova nella solitudine”.</b></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"> <b> </b></span><span style="line-height: 17.12px;"><b> Dott.ssa Stefania Attanasi</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><i><br /></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><i>Riferimenti bibliografici</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;"><i><br /></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 17.12px;">Bateson G. (1979), Mente e natura, Adelphi, Milano, 1984</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-91919715839095453302015-07-28T03:10:00.000-07:002018-10-25T04:28:52.260-07:00PRIGIONIERI NELLA PASSIVITA', LIBERI NELLA RESPONSABILITA'<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM3WfTNuxcASStjJwAQlMMvJZKBjteF5VXvRJAIkIUMQRHDj5PMbDVAENijVQFiMvF99vkvEwvMk2SuNnnPDfiBg0fkLsiUJ_VP_ACXBIKCLD-t7REDeRv6P5ChfAG0Lcsi2detGGyGg/s1600/IMG_3051.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="617" data-original-width="496" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM3WfTNuxcASStjJwAQlMMvJZKBjteF5VXvRJAIkIUMQRHDj5PMbDVAENijVQFiMvF99vkvEwvMk2SuNnnPDfiBg0fkLsiUJ_VP_ACXBIKCLD-t7REDeRv6P5ChfAG0Lcsi2detGGyGg/s200/IMG_3051.JPG" width="160" /></a></div>
La
ricchezza della mia attività clinica mi porta quotidianamente all’ascolto di
storie individuali, di coppia e familiari di persone che decidono di volerle
raccontare e condividere. Sono storie finalmente pensate, talvolta taciute e
poi narrate, storie da approfondire e sviluppare o da connettere con altre,
passate e contemporanee; questo perché possa svelarsi un nuovo senso che produca
per vie traverse il benessere psicologico della persona narrante.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Ogni
storia ha una sua specificità, nella sua bellezza o amarezza, nei contenuti e
trame, nelle emozioni che la colorano, nel linguaggio usato, come anche nella
sintassi che la caratterizza. <span style="line-height: 150%;">Ad
esempio, può notarsi il frequente utilizzo di alcuni verbi piuttosto che altri
o il consueto ricorrere a specifici aggettivi o pronomi che, combinandosi in
quel particolare modo, compongono ogni storia, ognuna diversa da un’altra.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br />
Nel
post di oggi vorrei soffermarmi proprio sull’importanza della sintassi di ogni
storia, sul modo cioè in cui possono combinarsi le parole al suo interno e come
ciò possa far cogliere il senso e significato della stessa. A tal proposito, <b><i>di
fondamentale importanza trovo l’utilizzo del pronome personale “Io” e come
questo possa caratterizzare la trama di una storia, se preferito agli altri pronomi. Mi
riferisco in qualche modo al sentirsi protagonisti e non spettatori della propria
vita e all’assumersi la responsabilità del suo andamento e qualità</i></b>; come anche alla
possibilità di staccarsi dalle storie scritte dagli altri per sé, o da quelle
che invece sembrano ripetersi tra le generazioni, storie ereditate che si vorrebbero
invece superare. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<b><i><br /></i></b>
<b><i>La
parola responsabilità, infatti, </i></b><span style="background: white; color: #252525;"><b><i>deriva dal latino<span class="apple-converted-space"> </span>respònsus, participio passato
del verbo<span class="apple-converted-space"> </span>respòndere, e indica la facoltà o possibilità di rispondere,
a qualcuno o a sé stessi, delle proprie azioni e conseguenze che ne derivano.
Responsabilità quindi come presa di consapevolezza della storia in cui ci si
trova e l’importanza di fare la propria parte</i></b>, al fine di realizzare i propri
desideri e perseguire il benessere
psicologico.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Quante
volte capita di lamentarsi della propria esistenza e giornate, con
atteggiamento passivo e infruttuoso addossando la responsabilità agli altri o
guardando a situazioni fuori di sé ritenute proprio malgrado immutabili? O quante
volte si aspetta che arrivi qualcuno dall’esterno pronto a “salvarci”, preferendo
noi restare immobili?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #252525;"><br /></span>
<span style="background: white; color: #252525;">E’ più semplice e facile, infatti, costruire e
narrare la propria storia partendo dall’altro come soggetto: “Perché lui mi ha
fatto/detto, perché loro sono così, ecc.” assumendo un atteggiamento passivo o
vittimistico, senza alcun potere su ciò che accade nella propria vita. Ma
quest’atteggiamento se ad un livello consente di alleggerire la coscienza, perché
libera dal peso delle responsabilità, dall’altro imprigiona e paralizza. <b><i>Essere
responsabili significa invece sentirsi liberi di scegliere, in movimento, riacquistando
potere rispetto alla propria esistenza e quindi benessere: “In che modo io posso cambiare questa cosa
che non mi piace?”, “Cosa faccio io per mantenere questa situazione in vita?”, "Come mi comporto per migliorare o peggiorare la mia condizione?"</i></b>...<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #252525;"><br /></span>
<span style="background: white; color: #252525;">Ovviamente
non viviamo isolati gli uni dagli altri ma immersi in relazioni e contesti che
ci influenzano e che influenziamo circolarmente con le nostre scelte e i nostri
comportamenti. Parlare in termini di <i>io</i>
però consente di riconoscere il nostro specifico contributo a creare o
mantenere i contesti e relazioni che abitiamo, assumendo parte della nostra
responsabilità e riacquistando la libertà che ciascuno ha nella propria vita. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 200%; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #252525;"><b><i>Parlare in
termini di io, esprimendo le proprie
emozioni e agendo secondo ciò che si sente, dimostra quindi di avere un
atteggiamento più attivo e rispettoso verso la propria esistenza; inoltre, comprendendo
l’importanza della propria autenticità e integrità all’interno delle relazioni,
si coltiverà necessariamente un atteggiamento più umile e rispettoso verso il
sentire e la diversità dell’altro.</i></b></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #252525;"> </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #252525;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="background: white; color: #252525;"> <b>Dott.ssa Attanasi Stefania </b><o:p></o:p></span></div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-62989852689533992012015-02-20T09:18:00.000-08:002018-10-25T02:50:43.986-07:00GENITORI COMPETENTI: AMARSI... PER AMARE<!--[if gte mso 9]><xml>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq4OzGTpnQ98nUBxK3V80yIAnUHQynTQye7FPepJTl9GMwjGQm7YLtqM0SoTyyin2mRAfiaf2fF9txYZqn5cX96nVfwy2BOsAUgTtUWLGIyKRYmVL01JfXLTRGtOCCLVebYVtYIby_8Q/s1600/genitori-e-figli-di-botero-300x271.gif" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="271" data-original-width="300" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq4OzGTpnQ98nUBxK3V80yIAnUHQynTQye7FPepJTl9GMwjGQm7YLtqM0SoTyyin2mRAfiaf2fF9txYZqn5cX96nVfwy2BOsAUgTtUWLGIyKRYmVL01JfXLTRGtOCCLVebYVtYIby_8Q/s200/genitori-e-figli-di-botero-300x271.gif" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span style="line-height: 115%;"></span></span>A conclusione di un mese dedicato al tema della genitorialità, attraverso i diversi seminari svolti in scuole e servizi presenti sul territorio romano, mi piacerebbe riportare alcune interessanti riflessioni circolate nei gruppi partecipanti.<br /><b><i>Trattando i temi delle competenze e funzioni genitoriali, e cioè di quelle capacità e abilità che un genitore dovrebbe possedere per garantire un sano sviluppo al proprio figlio, spesso sono emersi da parte dei presenti l’ansia e l’affaticamento nell’adempiere all’enorme mole di lavoro che spetta ad un genitore quando si occupa dei propri figli,</i></b> soprattutto nella fasi della propria vita in cui scarseggiano risorse ed energie personali. Parliamo, ad esempio, di semplice stanchezza o pressione lavorativa ma anche di eventi inaspettati e stressanti (separazioni, licenziamenti, lutti, ecc.) che fanno percepire l’essere genitore come un compito di cui non si è all’altezza. Pertanto si prova una sensazione di malessere, scaturita dai sensi di colpa, che quasi sempre attraversano la “carriera” di un genitore che si interroghi continuamente sul proprio operato.<br /></span><br />
<span style="font-size: small;">Dalle riflessioni comuni si è spontaneamente pervenuti a ritenere di <b><i>fondamentale importanza l’essere una persona competente, responsabile del proprio benessere e della qualità della propria vita, prima ancora di diventare un genitore competente, responsabile del benessere dei propri figli.</i></b> Prima che al genitore, quindi, occorre riservare attenzione alla propria <i>persona di genitore</i>, con i propri bisogni, relazioni, interessi, spazi e tempi, da coltivare e curare, tutti necessari per il benessere psicologico di sé e degli altri con cui si è in relazione.<br />Chi lavora in quei settori dove il prendersi cura di qualcuno costituisce un’ importante cornice entro cui svolge la propria attività (sanitario, sociale, educativo, ecc.), sa bene, infatti, quanto il proprio benessere sia una premessa fondamentale per poter esercitare al meglio le proprie funzioni, e ciò è ancor più vero per il mestiere del genitore, il primo e più importante lavoro di cura esistente.</span><br />
<span style="font-size: small;"><b><i>Il prendersi cura di qualcuno, infatti, richiama subito al peso della responsabilità che si ha verso l’altro ed alla necessità di essere sempre all’altezza di tale responsabilità, con sentimenti di colpa verso di sé e facili giudizi negativi da parte degli altri quando si disattendono tali “sacrosante” aspettative.</i></b> Ovviamente il carico della responsabilità che si ha verso qualcuno, ancor più se bisognoso di cure, è doveroso e intoccabile, ma diventa disfunzionale e rischioso quando la totale presenza all’altro è assenza verso se stessi, creando così un infruttuoso circolo di malessere all’interno della relazione.</span><br />
<span style="font-size: small;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-size: small;"><b><i>Da qui la responsabilità che si ha, prima ancora verso gli altri, verso se stessi, non come atto di mero egoismo, ma come un costruire quelle premesse necessarie per espandere benessere; partire da sé per arrivare ai figli come ai più ampi sistemi di relazione cui si appartiene. </i></b></span><br />
<span style="font-size: small;">Vorrei citare, a sostegno di ciò, i numerosi studi sull’apprendimento per imitazione ormai accreditati (Bandura,1977; Vygotskij,1931; Buccino,Rizzolati e le ricerche sui neuroni a specchio,2014, ecc.), i quali sostengono che<b><i> i primissimi apprendimenti del bambino avvengano, appunto, imitando le figure con cui interagiscono ed entrano in relazione sin dalla tenera età. Da ciò si può dedurre che un genitore che sta bene con sé stesso, anche inconsapevolmente, favorirà e creerà le condizioni per il benessere del proprio figlio, il quale, osservandolo, potrà imparare nel tempo l’importanza del proprio benessere e della sua precisa responsabilità di costruirlo nella propria esistenza.</i></b></span><br />
<span style="font-size: small;">Emblematiche, a tal proposito, appaiono le parole di C. Serrurier (1992):<br /><br /><i>“</i><b><i>Non si diventa un buon genitore a pedate e frustate, sforzandosi alla virtù. La virtù verrà naturalmente in un genitore che sta bene nella sua pelle ed è contento della sua vita. Se il genitore è felice e disteso (anche se occupatissimo), il suo amore saprà espandersi e moltiplicarsi….<br />Crearsi per procreare… Piacersi, occuparsi di sé, valorizzarsi per avere la giusta distanza con i figli...<br />Ogni genitore farà meraviglie con i suoi figli nell’apprendimento della vita se si ama un po’, se si riconosce delle qualità, se le mette in opera, e se è sufficientemente fiducioso nel suo avvenire perché sa ciò che vale…<br />Si tratta, per i genitori, di ritrovare un senso alla vita, con o senza figli, prima e dopo i figli… si tratta di promuovere, ancora più che la passione del sapere, la passione di conoscere se stessi.”</i></b></span><br />
<span style="font-size: small;"><i></i></span><br />
<span style="font-size: small;"><i><br /></i></span>
<span style="font-size: small;"> <b> Dott.ssa Stefania Attanasi</b><i><br /></i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><i></i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><i></i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><i></i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><i></i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><i><br /><br /> </i></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<br />
<br />
<span style="font-size: small;"><i>Riferimenti bibliografici:<br /><br />-Bandura, Albert (1977), Social Learning Theory, Prentice Hall, Englewood Cliffs, NJ.<br />-Buccino, G., Vogt, S., Ritzl, A., Fink, G.R., Zilles, K., Freund, H-J., Rizzolatti, G. (2004). Neural Circuits Underlying imitation learning of hand actions: an event-related fMRI study. Neuron, 42, 323-334.<br />-Rizzolatti, G., & Arbib, M.A. (1998). Language within our grap. Trends in Neuroscience, 21, 188-19.<br />-Serrurier C. (1992), Eloge des mauvaises mères, Paris, Hommes e Perspectives.<br />-Vygotskij, L.S. (1931). Istorija razvitija vysših psichičeskih funkcij, in Sobranie sočinenij, vol. 3, Pedagogijka, Moskva [trad. it. Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori, (Veggetti, M.S., (Eds.), Firenze: Giunti-Barbèra, 1974].<span style="color: black;"></span></i></span><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"></span></i>
</div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-87600935001122503732014-10-28T02:21:00.002-07:002014-10-28T02:21:55.246-07:00GENITORI DEL TERZO MILLENNIO: NON E' COSI' FACILE!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw6jYz3mDLoupQCX_go1lP8ZEkYDfr7dyCGW07BV5HbYMjG5XGp0v1pNCODKNppsLsybVLZN1hdI3mgqtV6PExeHvUGKvDCG7YeNn_wMd2Pc4hbqWsK2c4_SuZ-_c_OpCR3VG6nBY5jQ/s1600/index.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw6jYz3mDLoupQCX_go1lP8ZEkYDfr7dyCGW07BV5HbYMjG5XGp0v1pNCODKNppsLsybVLZN1hdI3mgqtV6PExeHvUGKvDCG7YeNn_wMd2Pc4hbqWsK2c4_SuZ-_c_OpCR3VG6nBY5jQ/s1600/index.jpg" /></a></div>
Venerdi 31 ottobre in occasione del Mese del Benessere Psicologico terrò il seminario: "Genitori del terzo millennio: non è così facile!"<br />
Il seminario ha come obiettivo quello di offrire informazioni utili sul
tema della genitorialità e di allestire uno spazio di riflessione e
condivisione sulle pratiche educative dei genitori di oggi.<br />
Orario: 18:00/20:00<br />
Indirizzo: Piazza di villa Fiorelli 2 d - Roma <br />
Per prenotazione: <a href="http://www.sipap.it/eventi/genitori-del-terzo-millennio-non-e-cosi-facile/" target="_blank">http://www.sipap.it/eventi/genitori-del-terzo-millennio-non-e-cosi-facile/</a><br />
<br />Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-68664231717174094592014-10-01T02:12:00.001-07:002014-10-01T02:17:16.343-07:00Riparte il Mese del Benessere Psicologico!Anche quest'anno per il mese di Ottobre parte l'iniziativa del Mese del Benessere Psicologico....Gli psicologi che hanno aderito al progetto offrono consulenze e seminari gratuiti alla cittadinanza!<br />
Per informazioni e prenotazioni vai su: www.sipap.it<br />
<br />
<br />
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="270" src="https://www.youtube.com/embed/Tm0FNYDyKyA" width="480"></iframe>Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-34696352730620621762014-07-30T23:37:00.000-07:002018-10-24T05:46:32.131-07:00Autostima: un orto dove si coltiva bellezza<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWoUNHlBq0yAeDx1XytCLhqzeyC1AlykLxdS64NmdbBWPCVthx_xKWoS9O3mCc5_KeCvVJ3f1ZG0wEB2hTAjsI7MWoE4LiQCFmftxTFMl3077lVHgnfVxP_LbwFYCx_ROZv9olTyOqXw/s1600/monet-giardino.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="600" height="166" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWoUNHlBq0yAeDx1XytCLhqzeyC1AlykLxdS64NmdbBWPCVthx_xKWoS9O3mCc5_KeCvVJ3f1ZG0wEB2hTAjsI7MWoE4LiQCFmftxTFMl3077lVHgnfVxP_LbwFYCx_ROZv9olTyOqXw/s200/monet-giardino.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il giardino dell'artista a Giverny (Monet 1900)</td></tr>
</tbody></table>
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Mai
come oggi si sente ovunque parlare dell’importanza dell’ autostima, come causa
e cura di molti malesseri psicologici individuali, tanto che la si circonda di
luoghi comuni attribuendole spesso effetti totalizzanti. Su riviste,
specializzate e non, inoltre, si parla dell’autostima come se si potesse
aumentare o ridurre a nostro piacimento, attraverso l’apprendimento delle più
svariate strategie e tecniche.</span></span><br />
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma
cos’è in realtà l’autostima?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nella
letteratura psicologica<b><i> l’autostima si presenta come un costrutto molto
complesso, riguardante essenzialmente la rappresentazione mentale che ciascuno
ha di sé. Racchiude in particolare un insieme di valutazioni e giudizi, nonché
reazioni emotive, che le persone sperimentano quando osservano e pensano a se stesse</i></b>. William
James, (1890) definiva l’autostima come il rapporto tra il Sé percepito di una
persona e il suo Sé ideale: il Sé percepito corrisponde al concetto di sé, alla
conoscenza di quelle abilità e competenze che un individuo pensa di possedere;
mentre il Sé ideale è l’immagine della persona che ci piacerebbe essere.
Secondo James quindi una persona sperimenterà una tanto più bassa autostima quanta più discrepanza ci
sarà tra il Sé percepito e il Sé ideale. Al contrario, più alta sarà la
soddisfazione di se stessi quanto più vicine saranno queste due immagini.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>L’autostima,
tuttavia, non è qualcosa che alberga e si alimenta dentro la persona, isolata
dall’ambiente, come se questa fosse “una specie di sacco chiuso” e pieno di caratteristiche
individuali, ma è fortemente influenzata da fattori culturali e sociali e
connessa alla rete di relazioni di cui l’individuo fa parte.</i></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Le
persone, infatti, strutturano percezioni e idee su di sé non osservandosi
dinanzi ad uno specchio, ma immerse nell’ambiente e nel contesto di relazioni
di cui fanno parte. In pratica, <b><i>sin dall’infanzia, gli individui imparano a
stimarsi e giudicarsi all’interno di relazioni, osservando come vengono stimati e giudicati dagli altri. Allo stesso
modo, però, è anche vero che le persone con cui entriamo in relazione, vengono
costantemente influenzate, circolarmente, dall’immagine di noi che
trasmettiamo. </i></b>Per cui bambini, ad esempio, con un forte temperamento potranno
più di altri proteggersi da relazioni familiari disfunzionali e squalificanti,
mentre bambini con un temperamento più debole saranno più facilmente
influenzabili.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ciò,
inoltre, potrebbe spiegare perché individui adulti che abbiano raggiunto molti
successi nella vita conservino una bassa stima di sé e, in modalità vagamente
narcisistica, debbano ambire a mete sempre più elevate per star bene con se
stessi. Al contrario, persone maggiormente capaci di “accontentarsi” possono
godere di un’ elevata soddisfazione di sé.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>Viene
subito in mente quindi l’importanza del prendersi cura di sé, intesa come
capacità di valorizzarsi, allenandosi a cercare la bellezza che alberga dentro
di noi, sforzandoci di ricordare le nostre risorse e punti di forza, anche in
fasi della vita in cui ciò sia risultato più difficile.</i></b> Esistono momenti,
infatti, in cui balzano agli occhi con più facilità i propri limiti ed è
necessario uno sforzo per riconnettersi alle proprie abilità e competenze.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>E’
importante, altresì, nell’ottica di un’etica della relazione, il prendersi cura
dell’altro, inteso come l’allenarsi,
talvolta compiendo uno sforzo, a ricercare la bellezza in chi ci
circonda, riconoscendo le sue specifiche risorse e competenze, anche nei
momenti in cui potrebbero apparire poco
evidenti.</i></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i><br /></i></b></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b><i>Penso
all’autostima come ad un orto in cui si coltivi bellezza, un orto aperto agli
altri che possano aiutare a concimarlo o a inaridirlo ed al contempo quanto sia
importante offrire un buon concime all’orto dei nostri vicini.</i></b> Appare quasi
ovvio, infatti, quanto sia più facile ottenere un buon raccolto se possediamo
un terreno fertile di partenza (il temperamento, i tratti caratteriali, ecc.)
ma ancor di più se siamo circondati da bravi contadini (relazioni genitoriali,
coniugali, amicali, ecc.) che ci aiutino a
produrre bellezza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E
come, secondo la teoria del caos “un minimo battito d'ali di una farfalla sia
in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo”, così <b><i>le piccole
azioni, nostre e altrui, possono incrementare il benessere in chi ci è accanto
ed avere dei riverberi o effetti a catena, in più relazioni e più ampi sistemi
viventi.</i></b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> <b>Dott.ssa Stefania Attanasi</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>Bibliografia</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">James. W. (1890), Principles of psychology, N.Y.C., Holt,
trad.it.: Principi di psicologia, Milano, Ed. Libraria, 1901.</span><o:p></o:p></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWoUNHlBq0yAeDx1XytCLhqzeyC1AlykLxdS64NmdbBWPCVthx_xKWoS9O3mCc5_KeCvVJ3f1ZG0wEB2hTAjsI7MWoE4LiQCFmftxTFMl3077lVHgnfVxP_LbwFYCx_ROZv9olTyOqXw/s1600/monet-giardino.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><br /></a></div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-16209348201445358052014-01-27T03:12:00.000-08:002018-10-25T03:40:31.245-07:00TRISTEZZA, ANGOSCIA, IRRITABILITA’: SIGNIFICATI E FUNZIONI DEI SINTOMI DEPRESSIVI <!--[if gte mso 9]><xml>
<o:OfficeDocumentSettings>
<o:RelyOnVML/>
<o:AllowPNG/>
</o:OfficeDocumentSettings>
</xml><![endif]--><br />
<br />
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvJHm5s4gskQRQXmci3B_Omb31yjppXJe6AERiPOOlFCTmlc-nFP7RgHeytLj15soeNltTuEyCI1VBVTph6_CH0c2wno1qBN2xTWSMt5hlqjqv0QcNyCwsC9h_voBg02gO29NXi46CAQ/s1600/munch_malinconia2_N.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="140" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvJHm5s4gskQRQXmci3B_Omb31yjppXJe6AERiPOOlFCTmlc-nFP7RgHeytLj15soeNltTuEyCI1VBVTph6_CH0c2wno1qBN2xTWSMt5hlqjqv0QcNyCwsC9h_voBg02gO29NXi46CAQ/s1600/munch_malinconia2_N.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: small;">Malinconia (</span><span style="font-size: 12.8px;">Munch </span><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: small;">1892</span><span style="font-size: small;">)</span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i>A tutti qualche
volta è capitato di sperimentare giornate in cui il tono dell’umore è basso e
grigio, in cui ci si sente malinconici, stanchi, irritabili ed i pensieri circolanti
sono per la maggior parte negativi</i></b>. Questi momenti, però, si possono facilmente
contrastare grazie ad una qualsiasi piacevole attività (una buona compagnia,
una bella passeggiata, ecc.) o dissolvere spontaneamente con il semplice trascorrere
del tempo. </span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i><br /></i></b></span></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i>Differentemente
da uno stato transitorio, invece, nella depressione l’abbassamento del tono
dell’umore è più intenso e persistente e non basta una semplice attività
piacevole per migliorarlo. La depressione, infatti, è un vero e proprio
disturbo psicologico caratterizzato da un insieme di sintomi che causano
disagio clinicamente significativo e compromettono il funzionamento sociale,
lavorativo o di altre aree della vita del soggetto</i></b>. Così come riportato nel
Manuale dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR, 2007) i sintomi che si possono
presentare sono diversi: umore depresso, diminuzione di interesse o piacere per
le normali attività, aumento o perdita significativa di peso, insonnia o
ipersonnia, agitazione o rallentamento psicomotorio, ridotta capacità di
concentrarsi, emozioni di autosvalutazione e colpa, pensieri di morte e suicidari.</span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><br /></span></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;">Dagli anni ’80
in poi si è verificato un forte incremento di questo disturbo soprattutto nei
paesi Occidentali, fino a stimare che negli USA ne soffrirebbe circa il 10%
della popolazione; tale trend, anche se più contenuto, riguarderebbe ugualmente
i paesi europei e inizierebbe a coinvolgere maggiormente le fasce d’età più
giovani. A conferma di tali dati c’è il vero e proprio boom degli
antidepressivi, che risultano attualmente tra i farmaci più prescritti ed
utilizzati.</span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;">Ma quali sono le
cause di una diffusione così massiccia della depressione? In realtà, il
panorama statistico, lungi dal presentarsi così tragico, è passibile di una
differente interpretazione. Alcuni autori, infatti, studiosi del fenomeno, suggeriscono
che </span></span><b><i>nell’era moderna, fortemente orientata al consumismo ed alla produttività, le emozioni negative come tristezza, angoscia, irritabilità, interferendo con il normale funzionamento e rendimento di un individuo, vengano sempre più “patologizzate”. Anche quando appaiono giustificate </i></b><span style="font-family: inherit;"><b><i>da eventi
critici che normalmente apportano sofferenza nella vita di una persona</i></b> (un
lutto, una separazione, un licenziamento, ecc.) entro certe soglie resterebbero
“normali reazioni” ma, superati anche di poco determinati limiti (sintomatici,
temporali, ecc.), rientrerebbero nel quadro del disturbo depressivo, che
risulterebbe così tra le patologie statisticamente più frequenti</span><i style="font-family: inherit;"> </i><span style="font-family: inherit;">(Andolfi M., Loriedo C., Ugazio V. 2011).</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><br /></span></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i>E’ come se la
depressione si stesse lentamente svuotando dei suoi significati e valenze psicologiche
e relazionali per divenire sempre più “medicalizzata”.</i></b> Ciò comporterebbe anche una
minore capacità a comprendere e gestire le emozioni coinvolte, tanto che, quando
tristezza, angoscia, ecc. sopraggiungono ci si sente sopraffatti e impotenti
come quando si è colpiti da una qualsiasi altra disfunzione organica, talvolta,
curabile esclusivamente attraverso una terapia farmacologica.</span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i>La depressione,
invece, come ogni altro sintomo di natura psicologica, dovrebbe sollevare nella
persona sofferente profondi dubbi e interrogativi sulla qualità attuale della
propria vita, in quanto è strettamente legata alla storia della persona. Essa,
infatti, può sopraggiungere per suggerire
che potrebbe essere necessario un momento di sospensione dalla normale routine
quotidiana per fermarsi ed ascoltarsi, dando voce alle proprie emozioni, anche
le più spiacevoli.</i></b> Può consentire di operare una riflessione sulla fase di vita
che si sta percorrendo, comprendere se qualcosa non sta andando per il verso
giusto nelle nostre relazioni attuali e se è necessario apportare dei
cambiamenti. </span></span><br />
<span style="font-family: inherit;">La depressione, talvolta, può rappresentare una richiesta di aiuto
verso l’ambiente circostante, celando un bisogno di vicinanza, accudimento e
appartenenza prima non manifestato.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><br /></span></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i>A tal proposito,
alcune ricerche, accreditano sempre più l’ipotesi che nelle persone depresse, soprattutto
quelle croniche, il disturbo rappresenti come un tempo di resa, un momento auto-curativo
dove i sintomi servirebbero a chiudere, almeno temporaneamente, un ciclo di
comportamenti interpersonali caratterizzati da forte conflittualità e rabbia</i></b> (Pettit
J.W. and Joiner T.E. 2006; Hammen, 1999)<i>.</i>
<b><i>La depressione avrebbe così il valore di un messaggio di “non attacco” e
porrebbe le basi per recuperare una maggiore armonia nelle proprie relazioni.</i></b>
Si è visto, infatti, che anche nei primati non umani i sintomi depressivi
costituirebbero, a livello relazionale, dei messaggi con cui i singoli cercano
di essere riammessi “nel gruppo” (Andolfi M., Loriedo C., Ugazio V. 2011). Il
gruppo, nel nostro caso, potrebbe equivalere alla coppia o alla famiglia ma
anche agli altri contesti di vita di un individuo (lavorativi, amicali, ecc.). </span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><br /></span></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i>Il depresso, specie
quello cronico, sembrerebbe pertanto intrappolato in una o più relazioni
disfunzionali, caratterizzate da forte conflittualità, che non riescono a
cambiare. Ciò spiegherebbe la ciclicità del disturbo: una volta rientrati nel
“gruppo” e scomparsi i sintomi, riemergerebbero tra i membri le problematiche
scatenanti il conflitto, a meno che, nel frattempo non siano verificati dei
cambiamenti a livello relazionale.</i></b></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;">Tali studi
dimostrerebbero quindi l’importanza di recuperare l’aspetto psicologico e
relazionale della depressione, per ricominciare a familiarizzare con le
emozioni negative in essa implicate e comprendere quali problematiche
relazionali potrebbero sottendere alla sofferenza. </span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><br /></span></span>
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i>La depressione,
infatti, può sopraggiungere per salvare l’individuo da condizioni relazionali che,
protratte nel tempo, potrebbero peggiorare e minare profondamente il suo
benessere.</i></b> <b><i>I sintomi, insieme alla sofferenza, offrono sempre la possibilità di
un cambiamento, sarebbe bene riuscire ad accoglierli ed imparare a decifrare il
loro sottile e complesso linguaggio… magari un giorno sentiremmo anche di
doverli ringraziare!</i></b></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i> </i></b></span></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small; line-height: 115%;"><b><i> </i> Dott.ssa Stefania
Attanasi</b></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><i><b><span style="line-height: 115%;">Bibliografia</span></b></i></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><i><span style="line-height: 115%;">Andolfi
M., Loriedo C., Ugazio V. (2011). Depressioni e sistemi - Il peso della
relazione.- Franco Angeli, Milano.</span></i></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><i><span style="line-height: 115%;">DSM-
IV- TR (2007) Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Text
Revision, Masson Spa, Milano.</span></i></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><i><span lang="EN-US" style="line-height: 115%;">Hammen C.(1999). The Emergence of an Interpersonal
Approach to Depression. In: Joiner T.E. and Coyne J.C., editors, The
interactional nature of depression. Washington, DC: American Psychological
Association.</span></i></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><i><span lang="EN-US" style="line-height: 115%;">Pettit J.W. and Joiner T.E. (2006). Chronic
Depression. Interpersonal Sources, Therapeutic solutions. Washington, DC:
American Psychological Association.</span></i></span></span></div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-52757645141956463112013-11-25T01:57:00.001-08:002018-10-25T04:09:32.928-07:00"SENZA TE NON VIVO"... QUANDO L'AMORE DIVENTA DIPENDENZA AFFETTIVA <!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibz14XKOmKAwHSo8o0RdsQsMRjG205dYeH_h0BjoX2KoKPqrlp82c2HNsQ5LRojdubxC7PQAoeypjIFnd4djVMuAvb0LQUZZ2gMPUVI40WsBqqba919mGTc9x4xhzTFtOrGdkqzqX1AA/s1600/diego-and-i-1949.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibz14XKOmKAwHSo8o0RdsQsMRjG205dYeH_h0BjoX2KoKPqrlp82c2HNsQ5LRojdubxC7PQAoeypjIFnd4djVMuAvb0LQUZZ2gMPUVI40WsBqqba919mGTc9x4xhzTFtOrGdkqzqX1AA/s200/diego-and-i-1949.jpg" width="149" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Diego e io (Frida Kahlo 1949)</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: small;">Negli ultimi anni sta prendendo sempre più spazio nella letteratura psicologica internazionale una dipendenza che, unitamente ad altre nuove forme di dipendenza, non è stata ancora inserita nei manuali dei disturbi psicologici (come il DSM IV) ma che presenta un quadro sintomatologico molto simile alle forme di dipendenza “tradizionali”. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Parliamo della <b><i>Dipendenza Affettiva o Love Addiction, un disagio psicologico per cui il soggetto che ne soffre tende a vivere la relazione con il partner in modo totalizzante, tanto da dipendere da lui sia emotivamente che concretamente e da provare una grande paura ed ansia di separarsi.</i></b> Dal punto di vista relazionale sussiste un’ assenza cronica di reciprocità che tende a stressare e a creare nei “<i>donatori d’amore a senso unico</i>” malessere psicologico o fisico piuttosto che benessere e serenità (Gabbard, 1995).</span></div>
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;"><b><i>Ciò che distingue una dipendenza affettiva dalle altre forme di dipendenza sta nel fatto che si dipende non da una sostanza o un oggetto ma da un’altra persona e questo, in realtà, rende più difficoltoso riconoscerla ed affrontarla. Nelle relazioni umane, infatti, una certa quota di dipendenza può essere “normale” e funzionale;</i></b> si pensi, ad esempio, alla fase iniziale dell’innamoramento in cui la fortissima spinta verso il partner diviene essenziale per il costituirsi di un nuovo legame. O ancora alla relazione di dipendenza che viene a stabilirsi tra una madre e un figlio nei primissimi anni di vita, fondamentale per la sopravvivenza e la crescita di quest’ultimo. </span><br />
<span style="font-size: small;"><b><i>Tuttavia, in una relazione che sia funzionale, questo stato fusionale ha breve durata e tende con il tempo a svanire, nell’amore dipendente, invece, lo stato simbiotico perdura inalterato nel tempo e diventa l’elemento caratterizzante del legame. </i></b></span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span>
<span style="font-size: small;">Già nel 1945 lo psicanalista viennese <i>Fenichel</i>, nel suo “<i>Trattato di psicanalisi delle nevrosi e psicosi</i>” introduceva il termine “<i>amoredipendenti</i>” proprio per descrivere un tipo di pazienti che necessitavano dell'amore allo stesso modo in cui altri necessitavano del cibo o della droga. </span><br />
<span style="font-size: small;"><b><i>Così come nelle altre forme di dipendenza, infatti,</i></b> <b><i>nella love addiction si possono rintracciare queste caratteristiche fondamentali:</i></b></span><br />
<b><i>Ebbrezza</i></b>: il soggetto prova una sensazione di piacere con il partner che non riesce ad ottenere in altri ambiti o in altre relazioni della propria vita;<br />
<span style="font-size: small;"><b><i>Tolleranza</i></b>: il soggetto cerca dosi di tempo sempre maggiori da dedicare al partner, fino a ridurre o trascurare la propria vita sociale o le altre attività quotidiane;</span><br />
<span style="font-size: small;"><b><i>Astinenza</i></b>: la mancanza del partner, anche per brevissimi periodi, provoca nel soggetto un stato d’allarme e agitazione, tanto da sperimentare sintomi come ansia e panico. Il partner, infatti, è per il dipendente l’unica fonte di gratificazione, la vita senza di lui non è neanche immaginabile.</span><br />
Dal punto di vista epidemiologico, alcune indagini hanno rilevato che questo disagio tende a colpire soprattutto il sesso femminile, fino a stimare che il fenomeno sia superiore al 90% (Miller, 1994), in questa parte di popolazione, in molti paesi del mondo. E’ stata anche riscontrata una tendenza ad associarsi a disturbi post-traumatici da stress, per cui questa forma di dipendenza può osservarsi in persone che hanno vissuto in precedenza maltrattamenti fisici e emotivi o abusi.<br />
<span style="font-size: small;"><b style="font-style: italic;"><br /></b></span>
<span style="font-size: small;"><b style="font-style: italic;">Le persone che ne soffrono sono spesso individui con scarsa autostima, insicuri e che provano senso di inadeguatezza; hanno poca consapevolezza di sè stessi, del diritto al proprio benessere e a soddisfare i propri bisogni e desideri, aldilà della presenza di un partner. Sono persone che hanno difficoltà a prendere decisioni da sole, che risultano sottomesse e che hanno bisogno di continue rassicurazioni per poter vivere in modo funzionale. </b>Spesso vivono con angoscia l’esperienza della solitudine e hanno paura a sperimentarsi nei vari contesti della vita semplicemente essendo “se stessi”, senza un riferimento affettivo che faccia costantemente di supporto. </span><br />
<b><i>Verso il partner, in realtà, può celarsi la sotterranea richiesta di lenire antiche ferite emotive o colmare vuoti affettivi derivanti da esperienze passate negative o traumatiche, di coppia o familiari. Il partner può rappresentare una figura di riferimento genitoriale che guida, protegge e sorregge o, al contrario, si possono ricercare persone problematiche, magari portatori di altre forme di dipendenza (alcolismo, tossicodipendenza, ecc.), da salvare, aiutare e per cui sacrificare la propria vita.</i></b> In casi estremi si possono portare avanti relazioni distruttive che minano seriamente la crescita ed il benessere dell’individuo e delle persone che ruotano intorno alla coppia (ad esempio dei figli).<br />
<b style="font-style: italic;">Nella vera forma d’amore, invece, l’altro non dovrebbe essere ricercato per colmare dei vuoti o completare parti di sé mancanti ma dovrebbe solo aggiungere benessere, un benessere già esistente e costituito, che è solo della persona, e solo della persona, precisa responsabilità costruire. </b>La relazione, lontano da logiche di potere e dipendenza, dovrebbe arricchire l’ esistenza di ciascun partner di emozioni positive, l’altro dovrebbe essere un complice, un compagno di squadra con cui condividere le gioie ed affrontare le sfide dell’esistenza.<br />
<br />
A tal proposito, mi piace molto la metafora utilizzata da <i>Whitaker</i> in “<i>Considerazioni notturne di un terapeuta della famiglia</i>”, in cui parlando delle relazioni di coppia scrive:<br />
<b><i>“Il matrimonio può essere più facilmente compreso in termini metaforici. E’ come qualcuno che ha imparato a giocare a tennis e decide che giocare il doppio è più divertente. Il campo è più grande. Lo sforzo fisico minore e il bisogno individuale di essere un eroe è meno ipnotizzante. Giocare il singolo può infatti essere una scelta dettata dal delirio di diventare campione del mondo. Giocare il doppio è una metafora diversa. Il campo è diviso in due metà. Ognuno è responsabile dei colpi che cadono nella propria metà ed è responsabile, come diade, in ogni decisione che riguarda quale palla prendere o lasciare al compagno di squadra.”</i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">Tra i tanti spunti che queste parole ci offrono mi sembra importante sottolineare, rispetto al tema della dipendenza affettiva, quanto sia fondamentale nella vita imparare a giocare da soli, come pre-requisito per poter successivamente giocare in doppio, in modo più funzionale e divertente. Partire da questa competenza rispetto alla propria esistenza, per poter poi costituire un’alleanza più solida e gratificante all’interno della coppia.</span><br />
<span style="font-size: small;">Se il giocare da soli, invece, dovesse rappresentare un’ esperienza dolorosa che libera antichi e paurosi fantasmi, sarebbe meglio, prima o poi, fermarsi per guardali, conoscerli, farci i conti e magari un giorno riuscire a farceli amici … e ripartire da quest’ incontri creativi come punto di inizio per imparare ad amarsi. </span><br />
<span style="font-size: small;"><b><i>Sarebbe bello se si potesse sostituire alla frase “Senza te non vivo” le parole “Dovrei imparare a vivere da solo!”… Quante possibilità in più potrebbero svelarsi! </i></b></span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><b> </b></span><br />
<span style="font-size: small;"><b> Dott.ssa Attanasi Stefania</b></span></div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-50279100365836018842013-10-31T03:43:00.001-07:002013-10-31T03:43:41.482-07:00Crisi di coppia: riconoscere i segnali ed i possibili percorsi di cambiamento<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI5sUPeKFPkl-pgs82Vp0IdQJaRg2y18kWng8dlyD6_FnJMpl6hHklbr9Gld9ZYv2kBT0JGFLNhcf2E3YMTHxsbFZcAzHUNGbN5dX8QcELtjyBTmOOku6bb5V3TTWcVq5tM3_PZs3b_w/s1600/Seminario_Crisi+_di_coppia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiI5sUPeKFPkl-pgs82Vp0IdQJaRg2y18kWng8dlyD6_FnJMpl6hHklbr9Gld9ZYv2kBT0JGFLNhcf2E3YMTHxsbFZcAzHUNGbN5dX8QcELtjyBTmOOku6bb5V3TTWcVq5tM3_PZs3b_w/s320/Seminario_Crisi+_di_coppia.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><span style="color: black;">Anche quest'anno in occasione del <i>Mese del Benessere Psicologico 2013</i>,
organizzato dalla Sipap in molte regioni d'Italia, ho condotto un
seminario finalizzato alla promozione della cultura e del benessere
psicologico. Il tema proposto ha riguardato la "<i>Crisi di coppia: riconoscere i segnali ed i possibili pecorsi di cambiamento</i>". </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><span style="color: black;">La partecipazione da parte della cittadinanza è stata numerosa e molto interessanti il dibattito e le riflessioni finali. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><span style="color: black;">Grazie a tutti per aver partecipato!</span></span></div>
Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-25885652860810574.post-23972397155536069352013-10-10T02:22:00.003-07:002014-01-27T03:29:10.405-08:00Dal 1 al 31 ottobre gli psicologi aderenti al progetto del "Mese del Benessere Psicologico" offriranno alla cittadinanza consulenze e seminari gratuiti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlFvyX-g7duRr9fEkxlWdPVYlY6t5iT33m8fAgqFHFHuca2JIWhtA4hm3d4rwBX0G2GXP7OOXRETzTdy26Xs6e9mAklUuxsaxTLGWCI8gVMFe17LXOAH86FA7osqwHkeAg7l2NArInHA/s1600/1234028_436333949809201_518380176_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlFvyX-g7duRr9fEkxlWdPVYlY6t5iT33m8fAgqFHFHuca2JIWhtA4hm3d4rwBX0G2GXP7OOXRETzTdy26Xs6e9mAklUuxsaxTLGWCI8gVMFe17LXOAH86FA7osqwHkeAg7l2NArInHA/s320/1234028_436333949809201_518380176_n.jpg" height="252" width="320" /></a></div>
<br />Stefania Attanasihttp://www.blogger.com/profile/16254786405120142581noreply@blogger.com0