venerdì 29 aprile 2016

INTEGRITA' E BENESSERE PSICOLOGICO

Quando una parte del corpo si ammala e una persona va dal medico, la migliore aspettativa sull’esito della cura è la “restitutio ad integrum” dell’organo malato (dal latino: restituzione integrale), intendendo con ciò la sua restituzione anatomica e funzionale alle condizioni precedenti al danno. Gli esiti di una ferita, ad esempio, sia che ci sia un intervento medico o meno, possono essere diversi: sfavorevoli o addirittura letali se la cicatrizzazione è troppo lenta, in quanto può andare incontro a cronicizzazione, favorevoli se la riparazione avviene rapidamente e senza infezione. In quest’ultimo caso i margini della lesione crescono (Whitaker, 1968) e nella funzionalità di quelle parti si ripristina gradualmente una continuità: le cellule tendono tra loro a convergere e i tessuti sottostanti si riconnettono. 

Nel mondo psichico le cose non stanno poi così diversamente: possiamo intendere infatti la condizione di salute come uno stato di integrità, continuità e armonia tra parti di sé di un individuo e la patologia come una separazione tra parti o tra una parte e un tutto più ampio che la comprende. Accade, ad esempio, che nella vita si possano trascurare, temere o far tacere parti di sè perché ritenute scomode in determinate relazioni o specifici contesti, o al contrario che si possano esaltare troppo alcune parti per esigenze situazionali, sfavorendone altre. Come una donna che oberata dal lavoro di madre trascura il suo essere moglie, un figlio che per restare accanto ai genitori evita di costruirsi una vita separata e autonoma e un uomo che dedica completamente se stesso alla professione dimenticandosi della propria sfera affettiva. 

A livello emotivo può accadere che non si ascolti più ciò che si sente veramente, che non si esprimano più i propri reali stati d’animo, che non si faccia più ciò che si vorrebbe fare. Tutto questo può creare una disarmonia nel proprio funzionamento e generare separazioni, ferite nel tessuto psichico interno, che se non curate potrebbero cronicizzarsi in un disturbo più profondo. E così come l’organo malato fa sentire la propria presenza attraverso il dolore, rompendo il silenzio caratteristico dello stato di salute, i sintomi psicologici arrivano per segnalare parti di sé doloranti, le quali, facendo rumore, segnalano la propria disfunzionalità, insieme però alla possibilità di essere curateCosì la madre oberata di lavoro, il figlio che non riesce a svincolarsi, l’uomo assorbito dalla carriera potrebbero sviluppare sintomi che, disturbandoli, sono utili in realtà a riconnettere le parti, per ristabilire tra loro armonia ed equilibrio.

Talvolta il processo dell’ammalarsi può accadere del tutto accidentalmente, avviene “un pasticcio”, come passaggio naturale e necessario che consente infatti di rimescolare le carte, di produrre cambiamenti o correggere una scelta sbagliata (Madonna; Nasti, 2015). Quando c’è disarmonia, discrepanza tra idee e parti di sé, infatti, aumentano i livelli di angoscia, ma quest’ultima porta con sé la possibilità di fermarsi e riflettere, rappresentando così un motore di cambiamento. Non può esserci esperienza di ricomposizione se non c’è prima un’esperienza di rottura, per cui in alcune circostanze ammalarsi diventa necessario per raggiungere un migliore livello di funzionamento psicologico successivo. La madre oberata dal lavoro in questo caso sarà costretta a ripensare al proprio rapporto coniugale, il figlio a rivedere la propria relazione con i genitori, l’uomo a comprendere le ragioni del suo evitamento. 

Nel processo di guarigione, le idee come le cellule inizieranno a convergere per riconnettere le parti di sé e ristabilire l’equilibrio nel funzionamento psichico interno. Nello stato di salute psicologica, la persona si sente integra, completa in tutte le sue parti; ciò che sente è congruo con ciò che dice e coerente con ciò che fa. Così la madre potrebbe ritrovare la sua parte femminile, magari separandosi dal marito; il figlio potrebbe lasciare casa, scoprendo la sua parte adulta; l’uomo in carriera potrebbe cercare una compagna, riconoscendo l’importanza della sua parte affettiva. 

Questo processo di guarigione, talvolta, può procedere spontaneamente: gli esseri viventi, infatti, per dirla con le parole di Bateson “tendono a guarire da soli, a stabilizzarsi verso una coerenza di idee e processi(Bateson, 1979). Altre volte, però, soprattutto nel caso di separazioni molteplici e profonde (Madonna, Nasti, 2015), potrebbe essere necessario un percorso di psicoterapia, che favorisca i processi riparativi e sostenga il lavoro di riconnessione delle parti.                                                                                                                                                                                              
                                                                        
                                                                                          Dott.ssa Stefania Attanasi
 


Riferimenti bibliografici


-Bateson G. (1979), Mente e Natura, Adelphi, Milano, 1984
-Madonna G., Nasti F. (2015), Della Separazione e della Riconnessione, Franco Angeli, Milano.
-Withaker C. A. (1968), “The Growing Edge”, in J. Haley and L. Hoffman (Eds.), Techinques of    Family Therapy, Basic Books, New York.

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